
Newark si ribella alla nuova prigione anti-immigrati di Trump
Il presidente americano, Donald Trump, fa buon viso a cattivo gioco ed esulta su Truth Social: "È davvero un onore pensare che sarà il primo Pontefice americano: è entusiasmante, ed è un grande onore per il nostro Paese. Non vedo l’ora di incontrarlo". Ma c’è da scommettere che ieri il pranzo alla Casa Bianca sia risultato particolarmente indigesto.
Papa Leone XIV, da motivo di vanto per l’amministrazione americana, rischia di trasformarsi nel suo peggior incubo — e potrebbe essere anche piuttosto lungo, se si considera che è un pontefice giovane e che due suoi illustri predecessori, Leone I il Grande e Leone XIII, sono rimasti sul soglio di Pietro rispettivamente per 21 e 25 anni.
Dal suo saluto ai fedeli, Papa Prevost ha fatto capire di non avere molti punti in comune con l’inquilino della Casa Bianca. I toni pacati e inclusivi, il richiamo a "una pace disarmata e disarmante" e a una Chiesa "aperta a tutti, come questa piazza", sembrano chiaramente indicare che non c’è spazio per tweet assertivi, guerre convenzionali o commerciali e meme di dubbio gusto. Santa Madre Chiesa è capace di autogovernarsi da due millenni e, anche questa volta, ha scelto un vicario di Cristo in terra in linea con i tempi (questi, particolarmente complicati) che stiamo vivendo.