Mosca ammette la responsabilità dell'Isis nell'attacco a Crocus
Sono passati più di due mesi dall'attentato alla Crocus City Hall di Mosca che provocò la morte di almeno 144 persone. Dall'enorme attenzione mediatica dalla quale l'attacco è stato investito, con il passare delle settimane il caso è finito nelle secche delle investigazioni interne, ma soprattutto è stato oscurato dalle altre tensioni internazionali.
Tuttavia, nonostante il grande dibattito che si era scatenato sulla paternità dell'assalto, Mosca ha continuato a sostenere una e una sola tesi: la pista ucraina con la complicità delle potenze occidentali. Una versione probabilmente frutto della spinta interna degli ultranazionalisti, dei quali Vladimir Putin è, a suo modo, "vittima".
Una versione dei fatti che presentava comunque delle zone oscure e che non spiegava, ad esempio, la direzione della fuga degli attentatori dopo l'assalto. Ma anche una narrazione che poi non collimava con il dito puntato contro gli Stati Uniti, "rei" di non aver fornito qualcosa di più di un "avvertimento generico" sull'ipotesi di attentati a Mosca.