
Caso Open-Renzi, e-mail e Whatspp sono corrispondenza, accolto dalla Consulta il conflitto proposto dal Senato
Le chat e le mail inviate a un parlamentare, o a lui dirette, nel caso di un’indagine, devono essere sempre autorizzate dalla Camera di appartenenza, anche se si tratta di messaggi contenuti in dispositivi sequestrati ad altre persone.
A stabilirlo è la Corte Costituzionale che ha dato ragione al leader di Italia viva, il senatore Matteo Renzi, risolvendo il conflitto di attribuzione proposto dal Senato nei confronti della Procura di Firenze sul caso Open.
Al centro del ricorso le chat trovate nel cellulare degli imprenditori amici di Renzi, Vincenzo Manes e Marco Carrai (sequestro, questo, poi annullato definitivamente dalla Cassazione). Quelle conversazioni whatsapp erano state acquisite dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi in quanto ritenute documenti, secondo l’orientamento della Cassazione, e non corrispondenza.