
Il futuro di Ritorno al futuro
Quella di ieri non è stata una sola giornata. Di ieri ne abbiamo avuti due. È trascorso il 21 ottobre del 2015 che ognuno di noi, chi più chi meno, ha vissuto. E poi è trascorso il 21 ottobre parallelo, quello immaginato da Robert Zemeckis e vissuto da Marty e Doc, Michael J. Fox e Christopher Lloyd, nella seconda puntata della saga di Ritorno al futuro. Saga che era cominciata con la prima puntata, l’unica che sia stato un vero culto di massa, proprio 30 anni fa in questi giorni.
Lo avevamo già provato ad annate, nell’orwelliano 1984 e nel kubrickiano 2001. Ma concentrata in un giorno questa specie di singolare festività (non si può certo chiamarla anniversario, né ricorrenza) ha fatto ancora più effetto: il nostro tempo ha raggiunto quello di una narrazione.
Quando succede con uno dei giorni in cui qualche Nostradamus aveva preconizzato sismi, asteroidi e apocalissi assortite, passa un brivido di panico. Qui invece è stata festa, si è fatto il conto delle cose inventate e delle cose non inventate: l’auto volante, no; il lettore di impronte digitali, sì; lo skateboard volante, quasi; in più abbiamo Internet, che non era stato previsto.