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Altolà della Rai, i marchi di Sanremo legati al nostro format4Foto© ansa.it

Altolà della Rai, i marchi di Sanremo legati al nostro format

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Il futuro del Festival di Sanremo è sempre più una questione di carte bollate. All'indomani della pubblicazione del bando di gara da parte del Comune della città dei fiori - in ottemperanza alla sentenza del Tar della Liguria dello scorso dicembre contro l'affidamento diretto alla Rai - per la ricerca di un partner al quale affidare le edizioni 2026-28, arriva la risposta di Viale Mazzini: l'ufficio legale diffida l'amministrazione guidata da Alessandro Mager dal concedere in licenza i marchi del Festival a beneficio di altre emittenti.

Per l'azienda, infatti, i marchi sono legati inscindibilmente al format e quindi in nessun caso possono essere utilizzati da altre emittenti: qualora un concorrente dovesse usare un format sovrapponibile, negli elementi essenziali, a quello usato da oltre trent'anni dalla Rai, ne violerebbe i diritti d'autore; se il format concorrente dovesse invece risultare sostanzialmente diverso, si configurerebbe un'ipotesi di uso ingannevole dei marchi del Festival.

L'altolà della tv pubblica scatta il giorno dopo che il Comune ha fissato ufficialmente i paletti per la gara: potranno partecipare solo gli operatori in chiaro, "che possiedano dimostrate capacità di organizzazione di eventi di particolare rilevanza"; l'emittente con cui procedere alla fase negoziale sarà scelta in base a elementi come "la qualità artistica, la congruità della complessiva proposta artistica rispetto al profilo culturale storicamente assunto dal Festival, la capacità di valorizzare la kermesse, i marchi 'Festival della Canzone Italiana' e 'Festival di Sanremo'"; il partner dovrà sborsare al Comune almeno 6,5 milioni all'anno, oltre ad almeno l'1% sugli introiti legati alla pubblicità e allo sfruttamento dei marchi.