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Uccisa e data in pasto ai maiali: 8 anni dopo inizia il processo© www.tgcom24.mediaset.it

Uccisa e data in pasto ai maiali: 8 anni dopo inizia il processo

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Un femminicidio feroce su cui si era espresso anche l’allora procuratore Nicola Gratteri: “La sua libertà di essere donna non le è stata perdonata”. Inizia giovedì, in Corte d’assise a Catanzaro, il processo per la morte di Maria Chindamo: Uccisa, data in pasto ai maiali e i resti, poi, macinati con un trattore cingolato.

Sul banco degli imputati Salvatore Ascone accusato di concorso nell’omicidio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello, scomparsa il 6 maggio 2016 a Limbadi, e il cui corpo fu distrutto. L’uomo, proprietario di un terreno attiguo a quello della donna, è accusato di avere manomesso l’impianto di videosorveglianza posto all’ingresso dell’azienda dell’imprenditrice.

La donna si era ribellata alla ‘ndrangheta e aveva deciso di gestire i terreni di sua proprietà dopo il suicidio del marito, Ferdinando Puntoriero, morto l’8 maggio 2015. Il padre di quest’ultimo, Vincenzo Puntoriero (deceduto), sarebbe stato il mandante dell’omicidio della nuora. A un anno esatto dal suicidio del marito, infatti, Maria Chindamo si era ritrovata a gestire i suoi terreni e la sua attività agricola originariamente riconducibili ai Puntoriero, “quella stessa famiglia – scrivevano i pm – che ha ritenuto la donna responsabile del suicidio” del figlio.