
Napoli, il quarto scudetto e la paraculaggine di De Laurentiis
Ha smentito nuovamente gli scettici. E lo ha fatto in un modo diverso dall’Aurelio De Laurentiis che siamo abituati a conoscere, un po’ istrione, un po’ picconatore del sistema calcio perché vuole da sempre un rinnovamento. Il presidente del Napoli ha adottato un profilo basso nella stagione della ricostruzione dopo il decimo posto. Si è assunto la piena responsabilità («Ma un giorno spiegherò cosa sia accaduto», ha ricordato) del disastro del post scudetto e ha mantenuto i patti sottoscritti con Antonio Conte affidando al suo allenatore la piena e totale gestione sportiva del Napoli.
De Laurentiis non ha mai commentato, salvo sostenere in qualche momento su X. Non si è mai discostato dalla narrazione di Conte sull’obiettivo primario di tornare in Europa nel patto sottoscritto la scorsa estate. Il Napoli invece ha fatto di più centrando il bersaglio grosso nonostante l’addio di Kvaratskhelia a gennaio, non sostituito.
De Laurentiis ha lasciato al diesse Manna l’onere di spiegare un mercato complicato e ha tirato dritto per la sua strada: ha sostenuto la sua creatura e si è concesso qualche divagazione soltanto sulle infrastrutture, lo stadio e il centro sportivo, la sua nuova missione per rendere il Napoli una big europea.