Esplosione Calenzano, dopo autopsia vittime si attendono primi avvisi di garanzia
La mattina dell'esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze) erano in corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell'esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L'altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori - uno più piccolo, uno più grande - che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell'esplosione. Lo si apprende da fonti inquirenti.
Vapori di benzina e di altri carburanti si formano nelle fasi di pompaggio dei prodotti nelle autobotti. Inoltre, sempre secondo quanto emerge, al momento dell'esplosione nelle vicinanze della pensilina numero 6 era in atto il sollevamento di un carrello, tramite un macchinario, proprio in concomitanza alla formazione di una nube di vapori di carburanti.
La vicinanza di questa operazione, è al momento un'ipotesi, potrebbe aver contribuito all'innesco dell'esplosione. Il fumo di vapori è lo stesso riferito da alcuni testimoni e corrisponderebbe a quello che si nota nel primo video disponibile sull'esplosione.