Balboni, senza soglia minima unica soluzione ballottaggio
Un primo ostacolo, nella lunga corsa del premierato, la «madre di tutte le riforme» targata Giorgia Meloni, è stato superato ieri al Senato. Dove è arrivato il via libera della Commissione Affari costituzionali guidata dal meloniano Alberto Balboni al cuore della legge-bandiera della destra a Palazzo Chigi. E cioè l’articolo 3, che introduce l’elezione diretta del premier: un solo voto per decidere chi occuperà gli scranni del Parlamento e chi avrà in mano il timone del governo.
È qui che si è aperto un nuovo fronte ieri, dentro e fuori la maggioranza. Il nuovo testo infatti si limita a indicare in Costituzione la necessità di un premio di maggioranza da assegnare a chi vince le elezioni, senza precisare la percentuale esatta dei seggi, inizialmente fissata al 55 per cento. E qui si apre un bel rebus: la legge elettorale, che dovrà decidere le regole del gioco. Ieri è arrivata un’apertura insolita, per certi versi clamorosa del governo all’ipotesi di un sistema a doppio turno.
Nella storia della destra italiana il ballottaggio è quasi sempre stato una bestia nera. Si contano sulle dita di una mano i casi in cui il secondo turno - è successo con Alemanno a Roma - ha tirato la volata al centrodestra invece che tagliargli la strada. E invece ora non è più un tabù, ha detto ieri al Senato il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati.