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Una crisi di governo lunga un anno: le tappe delle dimissioni di Conte

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Un cerchio che si chiude con una crisi lunga, di fatto, un anno. Dalla mozione di sfiducia, annunciata da Italia viva a febbraio 2020, contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, alle dimissioni prima di un voto al Senato sulla Giustizia. Sempre con Bonafede a rischio di finire sul patibolo politico, perché senza certezza di avere una maggioranza.

Giuseppe Conte sta per andare al Quirinale, decretando la fine del suo secondo governo. Si è salvato per un anno, perché di mezzo c’è stata la pandemia di Covid-19. E con essa una lunga tregua. Ma alla fine ha dovuto arrendersi ai numeri venuti a mancare, proprio a causa di Iv, sotto l’impulso del suo alleato-avversario, Matteo Renzi.

Del resto che l’aria fosse peggiorata era diventato chiaro dall’inizio dello scorso mese.

Il 7 dicembre, infatti, il leader di Italia viva pone il proprio veto all’approvazione del Recovery plan e del piano della task force che lo avrebbe gestito. “Il futuro dell’Italia dei prossimi vent'anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi”, scandisce. Due giorni dopo, al Senato, sempre l’ex rottamatore garantisce il sostegno alla riforma del Mes.