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Finals Nba, Denver a un passo dal titolo: batte ancora Miami e va 3-1 nella serie

La grinta di Jokic sotto canestro
La grinta di Jokic sotto canestro (reuters)
La franchigia del Colorado ad una vittoria dal primo storico trionfo. Già lunedì potrebbe chiudere i giochi davanti ai propri tifosi. Gara 4, giocata in Florida, sempre comandata dai Nuggets che si impongono 108-95
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NEW YORK - A un minuto dalla fine le squadre hanno smesso di giocare e i daiquiri serviti nelle prime file sono andati via in un sorso, come quando ti accorgi che alle tue spalle hanno già messo capovolti gli sgabelli sui tavoli e sei l’unico cliente rimasto. Al nono giorno di sfide incrociate tutto è diventato improvvisamente superfluo, inutile. L’illusione di Miami di compiere un’altra rimonta, quella di Jimmy Butler di trovare finalmente la consacrazione, e della sopra Radmila Lolly, star del kitsch, che sognava di poter mostrare il suo terzo vestito da Biancaneve di questi finali. Le probabilità di arrivare a gara 6 e di tornare a giocare in Florida per la terza volta a due metri da Radmila sono precipitate questa notte davanti allo strapotere dei Denver Nuggets, arrivati a una partita dal titolo di campioni Nba, il primo della franchigia fondata nel ‘67. La franchigia del Colorado ha vinto la seconda di fila in trasferta, 108-95, anche stavolta restando sempre al comando, tolto il primo quarto.

Lunedì in casa Denver ha la grande occasione di chiudere la serie. Miami, entrata da ottava ai playoff, ha dimostrato di saper vincere contro tutti i pronostici e di saperlo fare in trasferta, ma questa partita sembra aver scavato un solco tra le due squadre e insinuato il tarlo del dubbio nelle menti dei giocatori di Miami. Nikola Jokic (23 punti) e Jamal Murray (15) sono la prova del perché Denver poteva puntare al titolo, ma i compagni hanno mostrato al pubblico cosa serva per raggiungere il traguardo. Perché oltre alle stelle ci vogliono i gregari. Si gioca in sette-otto. Il grande protagonista stavolta è Aaron Gordon, il terzo in ordine di importanza, uno che era un big a Orlando ma ha scelto di mettersi all’ombra di Jokic e Murray.

E’ stato la chiave della partita e di questi playoff: Gordon ha messo energia sotto canestro, in difesa e in attacco: miglior marcatore della serata con 27 punti, schiacciate a ripetizione, salti ben sopra l’anello, ha offerto linee di passaggio a Jokic e Murray quando venivano chiusi dalla difesa collettiva dei floridiani, ha segnato dalla distanza nei momenti chiave. E con lui sono emersi gli altri dioscuri di Denver: Bruce Brown, miglior sesto uomo di questi playoff (21 punti), Michael Porter Junior (11 punti) e Kentavious Caldwell-Pope (7 punti, inclusa la conclusione da 3 nei minuti finali che ha spezzato ogni resistenza dei padroni di casa). Dall’altra parte, tolto Kevin Love, commovente nel cercare a quasi 35 anni di tenere a galla la squadra (12 punti), gli altri sono andati a sprazzi: Gabe Vincent si è fermato a due punti, Max Struz a zero, Caleb Martin a tredici. A parte l’illusione del primo quarto (21-20 per gli Heat), poi Denver ha preso il sopravvento chiudendo sopra di 4 (55-51) il secondo. Nel terzo è arrivato il +13, confermato nell’ultimo, nonostante l’8-0 iniziale dei padroni di casa che aveva acceso una speranza.

Ma gli Heat hanno continuato a giocare con due-tre elementi per volta, e senza mai attaccare il canestro. Denver lo ha fatto con cinque. Le uniche scosse nel finale sono arrivate dall’extracampo: l’anello del canestro spostato dall’asse da Bam Adebayo, che ha costretto gli arbitri a fermare il gioco, e il malore di una donna, portata via in barella tra gli applausi del pubblico. Gara 5 a Denver è in programma lunedì, un giorno che gli americani vedono come il più pesante della settimana. Ma stavolta, nella città mineraria del Colorado, questo potrebbe essere il lunedì più eccitante degli ultimi 56 anni. 

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