La Lega blinda il suo governatore veneto. “Totale sintonia”. “Squadra che vince non si cambia”. “La Lega è con Zaia”. Sono state giornate di barricate tra la leadership leghista e il presidente della Regione Veneto, complice lo stop della premier Meloni sul terzo mandato e le conseguenti accuse di debolezza al vicepremier Salvini, che secondo la Liga avrebbe di fatto avallato la fine della stagione del Doge.
"Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l'intero consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia". È quanto si legge in una nota del partito diffusa mentre è in corso, via zoom, l’organismo della Lega. Incontro di due ore a cui hanno partecipato, tra gli altri, il segretario leghista, i vice segretari Davide Crippa, Claudio Durigon e Alberto Stefani oltre ai ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli. A sera il leader è intervenuto alla trasmissione di Bruno Vespa, Cinque minuti: "Se il buon governo della Lega e di Zaia in Veneto da anni è riconosciuto a livello internazionale da tutti i punti di vista, metterlo in discussione per equilibri politici e per scelte romane non mi sembrerebbe utile. Sono sicuro che con gli alleati troveremo una quadra come abbiamo sempre trovato e sono sicuro che nessuno voglia mettere in discussione uno dei governi più virtuosi d'Europa per mettere una bandierina a qualche parte".
Per Salvini dunque una soluzione con il resto della maggioranza si troverà. Giorgetti, uscendo dal vertice, ha confermato che l’aria è cambiata, o quantomeno che si sta provando a renderla respirabile, almeno dalle parti di via Bellerio. Perché la palla torna nel campo dei partner di maggioranza.
Così alla domanda sul fatto che ora bisogna trovare un accordo con gli alleati, Giorgetti ha sorriso dicendo: "Ma sì, si trova, si trova". Meno conciliante il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo che ricorda come il Carroccio “vuole tenersi le regioni dove governa” e chiede a Meloni “di trovare una soluzione soddisfacente che faccia sì che gli alleati leali e collaborativi siano soddisfatti". A riguardo, interviene Luca De Carlo di Fratelli d’Italia, uomo di Meloni preso in considerazione per il dopo-Zaia in Veneto: “La compattezza dei nostri alleati è sempre garanzia di un confronto sereno che sono sicuro porterà il centrodestra alla scelta del miglior candidato per guidare la Regione per i prossimi 10 anni".

Durante i lavori del consiglio è stato rilevato l'aumento degli iscritti e degli eletti rispetto all'anno scorso: "I sindaci sono ormai diventati 500, più di 5.000 i consiglieri e gli assessori comunali, 150 i consiglieri e gli assessori regionali", sottolinea la Lega. Il consiglio federale ha inoltre espresso parere favorevole all'elezione diretta dei presidenti di provincia.
In mattinata Zaia era tornato ad attaccare lo stop al terzo mandato. “Il limite dei mandati oggi c'è solo per 100 sindaci in Italia e per i governatori. Ma sindaci e governatori sono le uniche due cariche elettive. Vi sembra coerenza questa?”, le sue parole sui social.
Il consiglio federale arriva in concomitanza con un anniversario che alla luce dei fatti di questi giorni assume ancora più rilevanza simbolica. Proprio quarantacinque anni fa, il 16 gennaio del 1980, a Padova, un gruppo di veneti fondava la Liga veneta. "Un movimento che al di fuori della nostra regione è diventato un riferimento per le battaglie autonomiste”, dichiara Alberto Villanova, presidente dell'Intergruppo Lega-Liga veneta in regione”. “Se oggi l'Italia con la riforma della autonomia ha l'opportunità di diventare un paese migliore, lo deve alla insistenza della liga veneta”, aggiunge Villanova.