Esteri

Siria, ritrovati i resti dell'archeologo eroe che difese Palmira dall'Isis

Khaled el Assad 
Khaled el Assad fu decapitato nel 2015 dagli uomini dello Stato islamico per non aver rivelato dov'erano i tesori della città
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L’eroe di Palmira potrebbe avere finalmente la giusta sepoltura. L’agenzia siriana Sana ha annunciato il ritrovamento a Kahlul, a est di Palmira, di un corpo che sembra essere quello di Khaled el Assad, l’archeologo ucciso dagli uomini del sedicente Stato islamico durante la conquista del sito archeologico. Ora sarà l’esame del Dna a dare l’ultima conferma.

La storia dello studioso è un simbolo dell’amore per la Storia e della resistenza al fondamentalismo. Ai giornalisti che nel 2019 visitavano i resti della città delle palme, rispettati dal tempo ma devastati dai fanatici, il nipote dello studioso, Ousama, mostrava il ritratto dello zio. E i pochi abitanti coraggiosi tanto da far ritorno nel centro della cittadina sussurravano con rispetto: ecco, è qui, nella piazza al Nasser, che l’hanno decapitato il 22 maggio del 2015, appendendolo per i polsi e lasciando il capo fra i piedi, ancora con gli occhiali. Un’esecuzione in segno di disprezzo, nella certezza ottusa che per chi muore con la testa tagliata non c’è regno dei cieli.

Khaled el Assad si era rifiutato di svelare dove aveva nascosto i tesori della “Sposa del deserto”. Sapeva che fine avrebbero fatto: venduti sul mercato internazionale gli oggetti più preziosi, e per il resto scalpellati uno per uno i visi, seguendo la lettura fondamentalista del Corano che vieta di ritrarre esseri umani perché queste rappresentazioni “stimolano l’idolatria”.

Per l’archeologo, Palmira era più una ragione di vita che un argomento di studio: se ne occupava dagli anni Sessanta, in orgogliosa collaborazione con missioni di tutto il mondo e con l’Unesco, che aveva inserito la città nella lista del Patrimonio dell’umanità. Così  di fronte alle minacce degli integralisti prima e alle torture poi Khaled el Assad aveva resistito. Alla sua morte era seguito lo sdegno di tutto il mondo della cultura. Persino il presidente Mattarella aveva voluto dedicare all’archeologo siriano un'area appena restaurata degli Arsenali della Repubblica a Pisa. L’anno stesso della sua morte Assad era stato onorato al Giardino dei Giusti a Milano. Ma il monumento più grande è ancora nell’oasi delle palme, fra le colonne ancora in piedi del tempio di Bel, i resti del Tetrapilo e i lastroni dell’arco di Settimio Severo, in attesa che la coscienza dell’umanità li rimetta in piedi.