Sabato 20 Aprile 2024

Il giudice nega i domiciliari a Mesina "Finché rifiuta le cure, sta in carcere"

MILANO

Graziano Mesina, 80 anni, detenuto da qualche mese ad Opera (Milano), "rifiuta" le cure e ogni tipo di accertamento diagnostico e quindi non è possibile arrivare ad una "diagnosi certa" sulle sue condizioni di salute. Così il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha motivato il rifiuto della concessione del differimento pena con detenzione domiciliare per l’ex primula rossa del Supramonte. Nel provvedimento, in pratica, si chiarisce che l’opposizione a cure e diagnosi da parte del detenuto non consente di interrompere l’esecuzione della pena per motivi di salute, proprio perché manca un accertamento preciso sulla malattia. Mesina, evaso più volte (l’ultima nel 2020) e con fine pena previsto nel dicembre 2045, si legge negli atti, ha deciso di "autodimettersi" dalle cure ai primi di dicembre scorso. Detenuto nel carcere milanese da giugno, si pone "in maniera oppositiva", spiega la sentenza, di fronte alle cure del personale medico. E le sue condizioni, per quanto possibile, vengono valutate come "apparentemente" discrete. Perciò quando non si può approfondire il "quadro diagnostico", non si può nemmeno dare l’ok al differimento pena. Un profilo giuridico, tra l’altro, molto simile a quello dell’anarchico Alfredo Cospito: in questo caso sul punto della "autoinduzione" in uno stato critico, attraverso un consapevole sciopero della fame, che il 55enne porta avanti contro il 41bis.