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Parma al centro di un traffico internazionale di droga, maxi blitz contro la 'ndrangheta

Parma al centro di un traffico internazionale di droga, maxi blitz contro la 'ndrangheta
(vasini)
Operazione Aspromonte Emiliano, 41 arresti di cui tre nel parmense. La gestione del mercato italiano degli stupefacenti arrivati dal Sudamerica era affidata a "funzionari" calabresi da anni residenti in Emilia
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Grazie al brokeraggio senza sosta del boss, il latitante 37enne arrestato in Spagna nel 2021 Giuseppe Romeo, Maluferro, della 'ndrina Staccu di San Luca, la droga, direttamente dai cartelli di produzione sudamericani, giungeva nei porti dell'Europa settentrionale, in particolare Anversa e Rotterdam, per essere poi distribuita in tutta Europa.

La gestione del mercato italiano era affidata a "funzionari" calabresi da anni residenti nel parmense e nel reggiano, (solo) lontani parenti dei loro colleghi protagonisti di Aemilia: grazie a basi logistiche dislocate in varie regioni (Calabria, Lazio e Lombardia), e grazie a corrieri e imprese compiacenti anche nel territorio modenese, tutti erano in grado di occuparsi dei traffici illeciti della cosca in tutta la penisola. E lo facevano "con indiscussa professionalità e disinvoltura".

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Lo spiegano oggi i vertici della Guardia di Finanza in conferenza stampa nella sede di Bologna che, dalle prime ore del mattino, sta coordinando nell'ambito dell'operazione Aspromonte Emiliano oltre 160 militari del comando provinciale, con il sostegno del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) e di altri reparti, nell'esecuzione di 41 ordinanze di custodia cautelare (37 in carcere, tre agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora).

Gli arresti riguardano le province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma, Milano, Cremona, Brescia, Pavia, Livorno, Roma, Foggia, Potenza, Crotone e Reggio Calabria, tutti a carico di persone appartenenti a un'associazione a delinquere composta da italiani appartenenti o contigui alla 'ndrangheta reggina e crotonese, specializzata appunto nel traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana.

A Parma sono stati arrestati Proshka Ervin, nato a Rrogozhine (Albania) il 14.6.1991; Modafferi Antonino, nato a Reggio Calabria il 23 agosto 1980; Seferi Reshit, nato a Rroghozine (Albania) il 22.6.1991.

Dei 41 arresti (10 persone si trovavano già in carcere) 19 riguardano l'Emilia-Romagna, in particolare, di cui 15 l'area di Reggio Emilia (gli stranieri coinvolti sono tre, di nazionalità cinese, di cui due a Bologna e uno a Parma).

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Le misure cautelari sono state disposte dal gip di Bologna, Alberto Gamberini, dopo quasi due anni di indagini dirette (a cura degli specialisti del Gico) dal pm Roberto Ceroni della Direzione Distrettuale Antimafia, su coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Si è ricostruito tutto, in particolare, grazie all'acquisizione delle chat criptate della piattaforma Sky Ecc, smantellata nel 2021 a seguito di un'operazione di un Joint Investigation Team sotto l'egida di Europol. Durante la latitanza, in particolare, Romeo era in grado di gestire centinaia di chili di droga ogni mese dei cartelli sudamericani (fra cui il Primeiro Comando da Capital brasiliano e organizzazioni criminali colombiane, peruviane, messicane e boliviane) e con alcuni altri latitanti italiani.

Sono stati ricostruiti traffici che sfiorano i 1.200 chili di cocaina, i 450 di hashish e i 95 di marijuana: avevano fruttato all'associazione decine di milioni di euro, parzialmente reimpiegati in 14 società intestate a prestanome e utilizzate anche per "mascherare", in lockdown per il Covid, trasporti di droga attraverso false bolle di accompagnamento.

La rete, infatti, si estendeva fino in estremo Oriente, attraverso il fei ch'ien (un sistema informale di trasferimento di denaro): dopo aver prelevato grandi somme di contanti, i complici cinesi provvedevano a inviarlo, attraverso una lunga catena di bonifici, ad aziende commerciali in Cina e Hong Kong.

Queste ultime erano in grado di recapitare il denaro ai broker del narcotraffico e agli stessi cartelli sudamericani attraverso agenti residenti all'estero: è emerso che, grazie ai fei ch'ien, l'associazione e` stata in grado di ripulire più di 5 milioni (due "riciclatori" cinesi sono stati colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere).

A conti fatti sono stati arrestati, in flagranza di reato, tre cittadini italiani, col sequestro di 43 chili di cocaina, 44 di hashish, oltre a sostanze da taglio e frullatori, poco meno di 140mila euro in contanti (trovati a uno dei 'riciclatori' cinesi) e 10mila prodotti contraffatti (di cui 3.200 articoli di abbigliamento recanti i marchi di famosi brand e svariate confezioni di farmaci contro la disfunzione erettile, una sorta di Viagra finto, per un totale di 6.800 blister).

Oltre alle 41 ordinanze di custodia cautelare, in particolare le Fiamme Gialle bolognesi hanno sequestrato 44 immobili e terreni, 17 auto e moto, 354 rapporti bancari e 80 fra società, attività commerciali e partecipazioni sociali, per un totale stimato di oltre 50 milioni, anche se perquisizioni sono ancora in corso.

Durante le indagini, si è rivelata preziosa la collaborazione con l'ambasciata statunitense a Roma e l'Homeland Security Investigations (Hsi), principale branch investigativo dell'Us Department of Homeland Security.

Aggiunge illustrando oggi l'operazione a Bologna Ivano Maccani, comandante regionale della Guardia di Finanza: "Le mafie non si fermano di fronte a nulla. Non si sono fatte intimorire dal Covid e nemmeno le alluvioni sono riuscite a bloccarle. Mentre migliaia di volontari erano e sono impegnati nelle operazioni di soccorso, i criminali hanno continuato a contaminare il territorio tessendo la tela dei loro affari illeciti. Se da un lato nelle operazioni di soccorso alle popolazioni alluvionate abbiamo quotidianamente impiegato 4 mezzi aerei e 180 finanzieri, che hanno tratto in salvo 986 persone, all'operazione odierna- puntualizza Maccani- hanno contribuito 160 militari con un mezzo aereo".