Le accuse di abuso d'ufficio e lesioni gravissime che Claudio Foti, psicoterapeuta e titolare della onlus piemontese Hansel & Gretel, era imputato di aver perpetrato ai danni di una minorenne, sono cadute tutte questa sera in tribunale a Bologna. A ribaltare la condanna a 4 anni che era stata comminata in primo grado, contro colui che era considerato uno degli artefici del cosiddetto «sistema Bibbiano», è stata la Corte d'Appello del capoluogo emiliano, perché, per quanto riguarda il primo crimine, «non ha commesso il fatto», mentre «non sussistono» le lesioni dolose gravissime che erano state ipotizzate nel secondo caso. Ora, che sugli altri procedimenti penali di un caso emblematico, vengono minacciati dalla possibilità che la responsabilità nel aver causato danni psichici non sia dimostrabile e cadano le imputazioni.

«Hanno vinto la verità e la giustizia, dopo quattro anni di gogna. Ho pianto, si è incrinato il teorema accusatorio», ha commentato, secondo quanto riporta l'agenzia Ansa, lo stesso Foti, uscendo dal tribunale, dopo la lettura di una sentenza che ha pure confermato l'assoluzione per frode processuale, già decisa in assise. Il suo avvocato, Luca Bauccio, d'altra parte, ha detto che «Foti è stato riscattato di quattro anni di umiliazione e persecuzioni come uomo e come psicoterapeuta». La Procura Generale di Bologna, nella persona di Lucia Musti, ha spiegato che «valuterà la possibilità di un ricorso in cassazione», dopo aver letto le motivazioni della sentenza, che arriveranno al massimo entro 90 giorni. Ad ogni modo, la procuratrice generale ha ribadito il proprio appoggio ai magistrati reggiani, Valentina Salvi e Massimiliano Rossi, che, insieme ai Carabinieri, avevano costruito il castello di prove convogliato nell'inchiesta «Angeli e Demoni» e che nella prima istanza avevano chiesto una condanna a sei anni, vedendosela ridurre di un terzo, come prevede il rito abbreviato.

Con 17 imputati in diverse ramificazioni processuali, l'indagine che ha sconvolto la politica e la società italiana, aveva portato alla luce segretamente a partire dal 2018 e poi pubblicamente nel 2019, un sistema per sottrarre i bambini ai genitori e darli in affidamento a famiglie adottive, a scopo di lucro. Per giustificare gli allontamenti, tutti avvenuti nei comuni reggiani della Val D'Enza e in numero straordinariamente grande, si soteneva venissero create false memorie nei minori, instillando il ricordo di abusi sessuali subiti dai parenti, che di fatto non erano mai esisti. Disegni modificati con scene di sesso, dichiarazioni cambiate a tavolino con l'aggiunta di contenuti dello stesso tenore ed altre mistificazioni: in questa rete che coinvolgeva le istituzioni municipali, i servizi sociali e i complici che accoglievano i bambini, la Hanesel & Gretel di Claudio Foti, un'entità privata che avrebbe fatturato alla pubblica amministrazione per i propri servizi e senza gara d'appalato, era accusata di aver giocato un ruolo chiave nello spingere i piccoli a sostenere di essere stati violentati, quando così non era, ed era stata già coinvolta in un casi analoghi avvenuti negli anni Novanta in provincia di Modena.

A pesare su un verdetto che è arrivato dopo molte ore di camera di consiglio, è stata probabilmente una linea difensiva incentrata sull'indimostrabilità del rapporto causa effetto tra il danno psicologico, nello specifico un disturbo borderline in una donna giovanissima, e chi era accusato di averlo provocato, ovvero Claudio Foti. Tra i discussi metodi utilizzati dal medico piemontese, c'era anche l'apparecchio Emdr, cosiddetta «macchina dei ricordi», che in un primo momento aveva portato alcuni commentatori a confonderla con un elettroshock. Di efficacia scientifica provata e consistente solo in alcune leggere vibrazioni somministrate al paziente, è stata esclusa dai metodi abusivi sulla giovane in questione, che pure più in generale sono stati contestati a Foti dalla procura. In tribunale, però, non è stato possibile dimostrare che i disagi riscontrabili nella ragazza, fossero una conseguenza diretta e dolosa degli incontri con l'uomo. Questo per quanto concerne le lesioni, mentre il reato di abuso d'ufficio era stato contestato allo psicoanalista piemontese in concorso con il tuttora sindaco Pd di Bibbiano, Andrea Carletti, che come altri 16 imputati viene processato con rito ordinario a Reggio Emilia. Cadute le accuse contro il primo, non è da escludere che accada lo stesso anche per il secondo e poi che altri imputati a loro volta una strategia difensiva dimostratasi vincente, nonostante gli inquantificabili danni subiti dalle famiglie e lo sdegno dell'opinione pubblica.

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