L'intervista della premier a 'Dritto e Rovescio': "Dossieraggio gravissimo, andare fino in fondo"

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alza i toni dello scontro in vista delle elezioni europee di giugno. In un’intervista a ‘Dritto e rovescio’ su Retequattro, commentando le parole pronunciate a Pescara nel comizio finale a sostegno di Marco Marsilio in Abruzzo (“Ho messo l’elmetto da qui alle europee“), la premier ha detto: “Ce l’ho, ci dormo anche perché si sta vedendo un po’ di tutto. Quando noi abbiamo vinto le elezioni, i nostri avversari scommettevano sul fatto che avremmo fallito. Hanno scommesso sulle nostre divisioni, ma il centrodestra è compatto ed è andata male. Sta uscendo una natura un tantino risentita, un po’ livorosa dei nostri avversari che mi fa immaginare che accadrà un po’ di tutto” anche in vista delle Europee, ma “l’unica cosa che mi interessa è il consenso dei cittadini”.

“No lezioni su Stato di polizia da sinistra”

Ma non solo il tema elettorale tra quelli toccati dalla leader di Palazzo Chigi. Anche le polemiche dopo le cariche della polizia nei cortei degli studenti pro-Palestina a Pisa e Firenze. “Le lezioni sullo Stato di polizia dalla sinistra italiana no, perché quando i manganelli volavano alle contestazioni alla Festa dell’Unità lì andava bene e quando si sparava con gli idranti addosso ai lavoratori seduti a terra, sono stati tutti zitti. Questa gente le lezioni sulla democrazia non me le venga a fare”, ha affermato Meloni.

“Solidarietà a forze dell’ordine”

Meloni ha ringraziato le forze dell’ordine per il proprio lavoro e ha aggiunto di esprimere “loro solidarietà per queste campagne denigratorie che di tanto in tanto vengono fuori. Dal 7 ottobre ad oggi, in Italia abbiamo avuto oltre mille manifestazioni a sostegno della Palestina. In Italia noi non abbiamo impedito le manifestazioni e dal mio punto di vista” il diritto di manifestare “deve essere garantito indipendentemente dalla ragione per cui si manifesta. In Italia abbiamo un’ottima gestione dell’ordine pubblico. Se ci sono stati” in alcuni casi “errori fatti dalle forze dell’ordine, si verificano quelle responsabilità ed eventualmente si sanzionano. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. L’anno scorso abbiamo avuto 120 agenti feriti. La vera impunità che c’è in Italia ha fatto sì che ci fossero veri e propri professionisti del disordine pubblico, gente che fa questo di mestiere”.

“Dossieraggio gravissimo, andare fino in fondo”

Poi l’inchiesta sui presunti dossieraggi ai danni di politici e vip per cui a Perugia sono indagati, tra gli altri, il finanziere Pasquale Striano e il magistrato Antonio Laudati. Quella, ha detto Meloni, è una situazione “molto brutta. In pratica, ci sono alcuni funzionari dello Stato italiano pagati con i soldi dei cittadini che accedono a banche dati con dati sensibili dei cittadini, che dovrebbero essere utilizzate per combattere la mafia, per passare informazioni sensibili su segnatamente politici considerati non amici ad alcuni giornali, particolarmente al giornale di De Benedetti, tessera numero uno del Pd, e anche alcune all’attuale responsabile della comunicazione del Pd per lanciare campagne di fango particolarmente su politici ma non solo che sono considerati avversari. Quello che è accaduto in Italia è che da qualche parte qualcuno ha messo in piedi dei metodi che di solito si usano nei regimi, illegali, per cercare di gettare fango a chi non stava simpatico. Io penso che questa sia una cosa gravissima, penso che sia molto più ampia di quello che stiamo vedendo e bisogna capire per quali interessi varie persone sono state fatte oggetto di dossieraggio nel tentativo di avviare campagne di fango. Io penso che si debba andare fino in fondo”.

“Libertà stampa non è gettare fango”

La premier ha anche escluso che quella del dossieraggio sia una questione che ha a che fare con la libertà di stampa. “Non basta sapere chi era il funzionario che violava una banca dati riservata per fare questo lavoro, bisogna capire anche quali erano i mandanti. Se c’è stato qualcuno che ha usato banche dati riservate per fare interessi propri, bisogna conoscerne nome e cognome. Questi metodi in uno Stato di diritto non sono previsti e quello che mi indigna più del fatto in sé è che qualcuno provi a difendere quello che è accaduto trincerandosi dietro la libertà di stampa. Che è sacra ma proprio perché è sacra non prevede che si usino metodi illegali per gettare fango su chi non ci fa simpatia. Quello accade nei regimi e non accade nelle democrazie”, ha dichiarato. 

“Conte? No lezioni politica estera da armocromista Zelensky”

In tema di Ucraina, Meloni ha attaccato il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. “Sulla politica estera la cosa più intelligente che ho sentito dire a Conte è quando ha tentato di spiegare che se Zelensky voleva finire la guerra in Ucraina, si doveva mettere la giacca e la cravatta. Per cui farmi dare lezioni di politica estera dall’armocromista di Zelensky anche no“, ha detto. 

“Non vado da altri leader con piattino in mano ma con mie idee”

Infine, dalla presidente del Consiglio anche dichiarazioni in vista della presidenza italiana del G7. “Conte diceva ad Angela Merkel di stare tranquilla. Io di rado mi sono vergognata così per qualcuno. Lei non mi vedrà mai con il piattino in mano a tentare di convincere i leader stranieri di qualcosa che non posso dire apertamente. Non vado in giro a prendere ordini, ho un’agenda, ho delle idee, le porto in giro a testa alta per il mondo, vengo ascoltata e i risultati li stiamo portando a casa. Questa è la ragione per cui l’Italia è rispettata ed ascoltata”, ha affermato, aggiungendo: “Con Joe Biden, nell’ambito della presidenza italiana del G7, sono andata a parlare di un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani“. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata