Pamela Mastropietro processo: confermato l’ergastolo per Oseghale

Il nigeriano era già stato condannato al carcere a vita nei primi due gradi per aver ucciso e fatto a pezzi la ragazza il 30 gennaio del 2018 in via Spalato

Perugia, 22 febbraio 2023 – Confermato l'ergastolo per Innocent Oseghale accusato di avere ucciso e fatto a pezzi la diciottenne Pamela Mastropietro il 30 gennaio del 2018 in via Spalato a Macerata L'imputato non era presente in aula al momento della lettura della sentenza. C'erano invece i genitori della giovane. Il processo d'appello bis ha riguardato solo il reato di violenza sessuale ed è stato trasmesso a Perugia per questioni procedurali dopo che la Cassazione aveva definitivamente confermato la condanna per l'omicidio.

Il sostituto procuratore generale Paolo Barlucchi aveva chiesto l’ergastolo, sposando quindi la linea dei primi due gradi di giudizio, secondo cui "l'omicidio è avvenuto in occasione della violenza sessuale".

Approfondisci:

Oseghale, ergastolo confermato. La mamma di Pamela: "Ma ci sono altri mostri fuori"

Oseghale, ergastolo confermato. La mamma di Pamela: "Ma ci sono altri mostri fuori"

Applausi alla lettura della sentenza

Applausi e grida di gioia da parte del pubblico in aula alla lettura della sentenza. Tra i presenti i genitori della diciottenne mentre gli amici hanno collocato diversi striscioni e cartelli all'esterno per ricordare la giovane.

Ricorso in Cassazione

"Siamo delusi dalla sentenza, attendiamo di conoscere le motivazioni, ma già da ora annunciamo la nostra intenzione di ricorrere in Cassazione", ha detto l'avvocato Simone Matraxia, che con Umberto Gramenzi difende Innocent Oseghale.

Le parole del sostituto procuratore

"Partiamo dal fatto che Oseghale ha ucciso Pamela, se fosse qui (il nigeriano non era presente in aula, ndr) mi rivolgerei a lui dicendogli: 'l'hai uccisa'. Questo ci permette di eliminare qualsiasi enfasi e di concentrarci sul problema tecnico: c'è o no prova che ci sia stata violenza sessuale", ha detto il sostituto procuratore generale sottolineando che "il punto fondamentale è che è stato accertato che c'è stato almeno uno rapporto sessuale non protetto con Oseghale". Il sostituto procuratore generale ha anche sgombrato il campo: "Pamela non era una prostituta", ha precisato, "la sentenza della Corte di appello usa un'espressione gentile ed esatta secondo cui Pamela usava il suo corpo per avere quello di cui aveva un bisogno impellente", per avere "eroina". "C'è una verità nella vita di Pamela che è la sofferenza psichica, la sofferenza che si fa disturbo psichico e dipendenza da eroina", ha continuato spiegando di aver ripensato al "film Accattone di Pasolini" di cui mi colpì la frase quelli come me l'inferno 'lo hanno già sofferto in terra'. "Se penso a Pamela penso a una persona che ha sofferto - ha proseguito -. Nessun giudizio morale sulla vittima, comprensione e affetto".

Nel corso dell’udienza, che si è svolto a porte chiuse, sono stati sentiti i due uomini che ebbero rapporti sessuale con Pamela dopo la fuga dalla Pars di Corridonia. In aula anche i genitori di Pamela, la mamma Alessandra Verni e il padre Stefano Mastropietro.