Lei ha trent’anni, lui è appena maggiorenne. A legarli è la Primavera della Roma: lei gli fa da tutor nel convitto del settore giovanile che la società sportiva gestisce da anni a Trigoria, sede “operativa” e storica area di allenamento della squadra di calcio. Il ragazzo, una sera dello scorso autunno, le chiede il cellulare in prestito per fare una telefonata. Lei glielo dà, salvo poi ritrovarsi derisa e licenziata. La giovane promessa della Primavera, dopo aver chiamato il suo procuratore recupera dallo smartphone un video intimo, in cui la donna è ripresa con il fidanzato - un dipendente della società sportiva Roma in servizio sempre a Trigoria e di grado superiore rispetto alla donna - e il filmato inizia poi a girare fra i calciatori, arrivando anche ai “piani alti” della società sportiva. Risultato? La promessa del calcio resta in panchina e lei, insieme al compagno, viene licenziata per “incompatibilità ambientale”.
La vicenda
Sarebbe questa la vicenda che, nel giorno della partita di ritorno degli ottavi di Europa League fra Brighton-Roma, getta nell’occhio del ciclone la società giallorossa.
Le reazioni
«Approvare una legge sul bullismo, il cyberbullismo e il revenge porn serve davvero a poco quando manca la cultura e il rispetto della donna da parte di chi avrebbe l’obbligo, non solo morale, di assicurarli e di diffonderli - commenta la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli - se confermato, il licenziamento in tronco “per incompatibilità ambientale” di una dipendente dell’As Roma, vittima della diffusione a sua insaputa di un video hard che le sarebbe stato sottratto da un calciatore della Primavera, sarebbe gravissimo. E sarebbe ancora più inaccettabile e immorale se la società, che dovrebbe svolgere il delicato compito di insegnare ai giovani non solo i valori dello sport ma anche quelli del vivere civile, invece di punire e cacciare i responsabili, avesse licenziato e umiliato chi la violenza l’ha subita. Questo episodio dimostra che la strada da fare è ancora lunga e difficile». Dal Partito Democratico, mentre la senatrice Cecilia D’Elia annuncia «una interrogazione» a Palazzo Madama, la deputata Michela Di Biase ripete: «Prima le hanno rubato l’intimità e poi il lavoro. Se confermata, la vicenda del licenziamento di una dipendente della As Roma dopo che un suo video privato era stato diffuso tra calciatori e staff sarebbe gravissima. È inaccettabile che a fronte di un episodio di violenza come questo la società possa reagire licenziando la vittima. Chiediamo che venga fatta piena luce e siano rispettati i diritti della lavoratrice. È necessario un intervento immediato del ministro dello Sport, questi fatti non possono essere sottovalutati».