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Partygate, dossier inchioda Boris Johnson: “L’ex premier ha deliberatamente ingannato la Camera”

Boris Johnson ha deliberatamente mentito al Parlamento britannico. A questa conclusione è giunta oggi la Commissione parlamentare d’inchiesta che ha esaminato i comportamenti dell’ex premier, in particolar modo le feste a Downing Street durante il periodo più duro del Covid.
A cura di Davide Falcioni
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Boris Johnson ha deliberatamente mentito al Parlamento britannico. A questa conclusione è giunta oggi la Commissione parlamentare d’inchiesta che ha esaminato – durante 14 mesi – i comportamenti dell'ex premier, in particolar modo le feste a Downing Street durante il periodo più duro del Covid, proprio mentre  in Gran Bretagna erano in vigore misure restrittive per limitare la diffusione del coronavirus. Il dossier, ricordiamo, ha già spinto Johnson a rassegnare le dimissioni anche da parlamentare. L'ex leader conservatore, che sta per festeggiare il suo 59esimo compleanno, è stato informato la scorsa settimana delle conclusioni schiaccianti dell'inchiesta.

Il rapporto condanna Boris Johnson per aver consapevolmente “fuorviato” il Parlamento britannico nei suoi interventi da primo ministro alla Camera dei Comuni, tanto da richiedere per l’ex primo ministri conservatore la sospensione dalla Camera per 90 giorni.  Johnson tuttavia ha anticipato tutti rassegnando le dimissioni da deputato venerdì scorso non prima di aver denunciato quella che a suo dire sarebbe "una caccia alle streghe". Le dimissioni di "BoJo" rischiano ora di mettere in crisi anche il governo di Rishi Sunak, suo successore. La pubblicazione del documento potrebbe riacutizzare le tensioni fra i Tories e in particolare lo scontro aperto su vari fronti tra Johnson e Sunak. "È un assassinio politico", ha commentato l’ex premier britannico BoJo. In una nota l'ex primo ministro afferma che il Privileges Committee ha sferrato “l’ultimo colpo di coltello” contro di lui.

Il dossier che ha inchiodato l'ex premier ha anche rilevato che Johnson era "complice della campagna di abusi e tentativi di intimidazione del Comitato", spiegando che è "altamente improbabile che, alla luce della sua esperienza personale diretta di questi eventi, potesse aver creduto sinceramente, al momento delle sue dichiarazioni alla Camera, che le regole o le linee guida siano state rispettate". Gli estensori del rapporto affermano inoltre di “ritenere altrettanto improbabile che potesse continuare a crederci al momento della sua deposizione davanti al nostro Comitato”. E “l’oltraggio è tanto più grave perché commesso dal presidente del Consiglio, il membro più anziano del governo”. Il rapporto del Comitato dei privilegi conclude che “non ci sono precedenti” per il fatto che un primo ministro abbia “deliberatamente ingannato la Camera”.

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