9 novembre 2019 - 22:40

Napoli-Genoa 0-0, i liguri e i fischi del San Paolo fermano gli azzurri

Nell’ultimo anticipo della 12ª giornata solo un pari per la squadra di Ancelotti, contestata dopo l’ammutinamento del ritiro. Campani a -2 indietro dalla zona Europa

di Monica Scozzafava

Napoli-Genoa 0-0, i liguri e i fischi del San Paolo fermano gli azzurri
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Un pareggio senza gol non è neanche un tiepido brodino nel gelo del San Paolo. Pandev, l’ex dei tempi d’oro, diventa l’eroe perduto e viene applaudito con entusiasmo; Insigne, il capitano delle rivolta, è il bersaglio dei fischi più sonori.

Napoli-Genoa finisce nella contestazione, così come era iniziata. Ventimila tifosi sono sull’altalena degli umori. Si fischia, tanto, si applaude a scatti. Mentre un centinaio di ultrà è rimasto ai cancelli di ingresso. Napoli-Genoa è lo specchio dei pensieri e delle inquietudini. Il riflesso delle paure di una squadra che non si ritrova ed è in rotta con la città e la proprietà del club. Una Curva è in silenzio, l’altra chiede rispetto e la tribuna fischia o applaude nel giro anche di pochi secondi. In campo c’è una squadra evidentemente ancora ammalata (tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro) che inizia vincendo l’imbarazzo dei fischi e provando a dare timidi segnali di intraprendenza.

Al secondo minuto l’unica azione di tutta la prima frazione di gioco: Insigne fa gol, ma c’è Lozano in evidente posizione di fuorigioco. Calvarese annulla, eppure il pubblico si riscalda e applaude, incoraggia. Segno che poi al termine della settimana più difficile dell’era Ancelotti, una vittoria sarebbe servita come il pane non soltanto per smuovere la classifica ma anche per stemperare gli animi. Succede però tutt’altro: il Napoli tocca il minimo storico quanto a possesso palla e, ancor più grave, non tira mai in porta. Fa densità nell’area del Genoa, ma è come se nessuno più riuscisse a prendere il bandolo della matassa. Qualche spunto singolo (Insigne piuttosto che Mertens), ma nulla che dia almeno l’idea di una coralità di gioco, di un pensiero unico.

Gioca male, tutta la squadra. Non sono diventati brocchi all’improvviso, scontano però il peso di un momento mai così complicato e fanno anche fatica ad accennare reazioni agonistiche in campo. Il Genoa, d’altro canto, fa poco o nulla per approfittare della debolezza fin troppo evidente del Napoli. Il colpo di grazia poteva esserci: Pinamonti tira a botta sicura ma Koulibaly salva sulla linea, e si prende l’onore delle armi. Sugli spalti però monta la protesta. Contro tutti, giocatori e presidente De Laurentiis. Quando poi Insigne lascia il campo, sostituito da Elmas, diventa il bersaglio. Ancelotti fa fatica anche a studiare contromosse, toglie Callejon per Llorente, ma non succede nulla, come il senso di vuoto che ha trasferito tutta la partita. C’è un solo sussulto, gratificante per il Genoa e mortificante per la squadra di Ancelotti quando Pandev esce tra gli applausi. La gara si trascina stancamente, qualche folata del Napoli ma anche ripartenze pericolose del Genoa.

Ancelotti va via sconsolato, non sarà facile gestire la sosta per le Nazionali con i giocatori che resteranno in città. L’assenza degli altri sarà invece un toccasana per liberare la mente. La notte termina nel silenzio di uno stadio che si svuota subito e di un club che ha deciso che nessuno rilasci dichiarazioni.

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