Atletica, le donne transgender escluse dalle gare femminili

di Marco Bonarrigo

La decisione della federazione mondiale di atletica: «Vale per chi ha già attraversato la pubertà maschile». Cambiano anche le regole per gli atleti con «disordine dello sviluppo sessuale». Restano esclusi russi e bielorussi

Atletica, le donne transgender escluse dalle gare femminili

Caster Semenya (Ap)

L’atletica leggera (lo sport più universale e inclusivo al mondo) ora lo è molto meno: l’assemblea plenaria di World Athletics, la federazione internazionale, ha di fatto limitato moltissimo la presenza alle atlete con differenze dello sviluppo sessuale (Dsd) e chiuso ogni porta alle transgender alla cui presenza erano già poste fortissime limitazioni in passato. Per quanto riguarda le atlete Dsd, anagraficamente e geneticamente donne ma con elevate e naturali percentuali di ormoni, è stata dimezzata la soglia di testosterone in circolo per essere ammesse nelle categorie femminili (da 5 nmol/lit a 2,5) e il divieto che prima includeva solo le gare di corsa dai 400 metri al miglio compreso (quelle dove avrebbero avuto i maggiori e presunti vantaggi) adesso è esteso a tutte le gare, salti e lanci inclusi e deve essere acquisito almeno 24 mesi prima di competere che sono ridotti a sei per chi già era autorizzato. Per il raggiungimento di livelli moderati di testosterone è consentito (e consigliato) l’utilizzo di farmaci che, come dimostrato da parecchi studi, hanno come effetti collaterali depressione e problemi ormonali anche molto gravi.

Cosa cambia per gli atleti «dsd»

Il provvedimento inciderà sulle prestazioni e sul futuro di atlete come Francine Niyonsaba, la burundiana che vinse il bronzo negli 800 metri ai giochi di Rio del 2016, che per le nuove regole è passata ai 5000 metri dove ha vinto la Diamond League nel 2021. Ma anche di Cristine Mboma, namibiana, passata con successo dai 400 ai 200 metri: entrambi dovranno adeguarsi alle nuove soglie. Per le atlete transgender (al momento non ne risulta nessuna attiva in atletica), l’esclusione è totale per chi è passato dal genere maschile a quello femminile dopo la pubertà. Una forzatura che potrebbe indurre qualche atleta mal consigliato a forzare il passaggio prima di questa fase, magari con l’utilizzo di estrogeni. Sebastian Coe, presidente di World Athletics e dato per molti come successore alla guida del Cio, ha dichiarato: «Le decisioni sono sempre difficili quando implicano esigenze e diritti contrastanti tra gruppi diversi, ma continuiamo a ritenere che dobbiamo mantenere l’equità per le donne atlete al di sopra di ogni altra considerazione. Saremo guidati in questo dalla scienza intorno alle prestazioni fisiche e al vantaggio maschile che inevitabilmente si svilupperanno nei prossimi anni. Man mano che saranno disponibili ulteriori prove, rivedremo la nostra posizione, ma riteniamo che l’integrità della categoria femminile nell’atletica sia fondamentale».

La possibile battaglia legale

Coe ha anche ammesso che World Athletics si aspetta battaglia sul piano legale da parte delle associazioni per i diritti delle donne. La federazione cita «decine di studi» a favore della decisione da parte di un panel di studi interni che di fatto ha ridotto da sette a tre membri. «Siamo oltremodo devastati nel vedere World Athletics soccombere alla pressione politica invece che ai principi fondamentali di inclusione, equità e non discriminazione per gli atleti transgender e gli atleti con tratti intersessuali — ha affermato Hudson Taylor, fondatore e direttore esecutivo di Athlete Ally — Le linee guida annunciate oggi vanno contro quelle inclusive del Comitato Olimpico Internazionale. Ci sono ricerche approfondite che dimostrano che le donne transgender non hanno un vantaggio intrinseco nello sport. Sebastian Coe afferma che queste linee guida sono un tentativo di proteggere lo sport femminile, ma in realtà queste linee guida non fanno nulla per affrontare quelle che sappiamo essere le minacce effettive e comprovate per gli sport femminili: disparità salariale, abusi e molestie sessuali dilaganti, mancanza di donne in leadership e disuguaglianze nelle risorse per le atlete».

Russi e bielorussi ancora esclusi

Il Consiglio ha anche riabilitato gli atleti e dirigenti russi dopo la sospensione, avvenuta oltre sette anni fa, per doping di Stato. In ogni caso gli atleti russi (e bielorussi) restano comunque esclusi «fino al prossimo futuro» da ogni attività a seguito dell’invasione militare di Mosca in Ucraina. Una decisione, quest’ultima, che va contro il tentativo del Cio di includere russi e bielorussi per l’Olimpiade di Parigi 2024.

24 marzo 2023 (modifica il 24 marzo 2023 | 14:17)