8 aprile 2021 - 17:12

Salvini incontra Draghi: «Si alle riaperture se i dati lo consentono, 50 miliardi in più per i ristori»

Il leader della Lega dopo il faccia a faccia con il presidente del consiglio: ci sono già 6 regioni in cui è ipotizzabile anticipare. E sui vaccini: «Bisogna correre, se l’Europa non c’è troviamo soluzioni altrove»

di Alessandro Sala

Salvini incontra Draghi: «Si alle riaperture  se i dati lo consentono, 50 miliardi in più per i ristori»
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«Non si può vivere in rosso a vita. In base ai dati ci sono almeno sei Regioni italiane in cui si potrebbe riaprire. Conto che si possa fare in aprile». Matteo Salvini torna ad insistere sulla necessità di anticipare i tempi delle riaperture di quelle attività commerciali e quegli esercizi pubblici — bar e ristoranti —che al momento sono chiusi per effetto delle restrizioni. Ma al termine di un incontro con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto di condividere la posizione del premier, ovvero che l’eventuale rimodulazione delle riaperture debba tenere necessariamente conto dell’andamento dell’epidemia. Un concetto che il capo del governo aveva ribadito più volte nelle ultime settimane. «Ho condiviso con il presidente Draghi che le riaperture vanno fatte in base ai dati, alla scienza» ha spiegato oggi il leader della Lega, che nei giorni scorsi in più occasioni aveva chiesto di allentare le misure di contenimento attualmente previste fino alla fine del mese. Esternazioni che erano state viste come uno smarcamento rispetto alla linea di cautela del governo e che si affiancavano al pressing portato avanti, nella stessa direzione, da alcune Regioni. Lo stesso Draghi le avrebbe considerate delle forzature, soprattutto dopo la diffusione di un’ipotetica data del 20 aprile per il possibile rialzo anticipato delle saracinesche.

Secondo Salvini, «la speranza — e qui sottolinea «con la s minuscola» per marcare le distanze con il ministro Speranza, da lui considerato il leader del fronte delle chiusure — è che si possa tornare già dalla seconda metà di aprile, nelle città tranquille, a restituire serenità e fiducia ai cittadini». Ma in che modo? «Tradotto significa che se ci sono 10 regioni italiane con dati positivi si può tornare a lavoro, se i dati sono negativi nessuno vuole tentare degli azzardi». Secondo Salvini sarebbero almeno 6 le regioni italiane «fuori dal rischio pandemico» che presenterebbero numeri tali da lasciare immaginare un allentamento delle restrizioni. «Il presidente Draghi condivide il percorso di riaperture — ha poi voluto sottolineare —, spero che tutti gli altri siano d’accordo». Anche perché «riaprire dalla seconda metà di aprile per me non è un diritto ma un dovere » e «l’obiettivo comune è riaprire tutto per tutti». Resta però la premessa iniziale, ovvero quella sull’effettivo andamento dell’epidemia, i numeri insomma, in che determineranno eventuali ammorbidimenti. Domani usciranno i dati del monitoraggio settimanale che certificheranno i nuovi colori dell’Italia.

Salvini ha poi ricordato la necessità di approvare entro il mese anche un nuovo decreto Sostegni, prevedendo un investimento «imponente» con «almeno 50 miliardi» di scostamento di bilancio per assistere le categorie economiche più penalizzate dalle misure di contenimento del virus. Anche se, ha aggiunto, il vero aiuto che si può dare agli italiani è consentire loro di ritornare al lavoro.

Il leader della Lega ha parlato anche del piano di vaccinazione di massa. «Bisogna correre — ha detto — e se l’Europa sbaglia, dorme o rallenta bisogna trovare il modo, come stanno facendo altri Paesi, di rivolgersi anche all’estero perché la salute degli italiani merita ogni tipo di sforzo e di contratto senza risparmiare euro sulla pelle dei cittadini». Salvini ha tuttavia mostrato apprezzamento sulla nuova organizzazione della campagna vaccinale: «Non essere più a parlare di primule e di mascherine fantasma con Arcuri ma avere a che fare con un generale degli alpini in divisa è già un passo in avanti non indifferente. L’obiettivo di 500mila vaccini al giorno entro aprile è qualcosa di ambizioso ma realizzabile, ma servono i vaccini».

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