Il generale Della Rovere
e il generale Vannacci

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
ho letto la sua intervista a Roberto Vannacci; l’ho trovata piuttosto equilibrata, al netto di qualche considerazione sul mondo Lgbt. Ma lei che idea si è fatto del generale?
Andrea Cortese andricortese@gmail.com

Caro Andrea,
Il generale Vannacci mi ricorda il generale Della Rovere; al contrario, ovviamente. Penso al personaggio di Montanelli, portato al cinema da Rossellini, interpretato in una fiction da Favino. Il suo vero nome era Emanuele Bardone: un furbacchione che sotto l’occupazione nazista estorce denaro alle famiglie dei prigionieri antifascisti, promettendo di aiutarli. I suoi affari loschi finiscono per metterlo nei guai: i nazisti lo incastrano, ma non rinunciano a servirsi di lui. A un posto di blocco è stato ucciso il generale Della Rovere, ufficiale aristocratico fedele al re e ostile ai tedeschi. Il colonnello Müller, comandante delle truppe d’occupazione, diffonde la notizia che il generale è stato arrestato. E propone a Bardone di prenderne il posto, in carcere; come contropartita avrà la libertà e una ricompensa. Bardone accetta e viene rinchiuso con altri antifascisti, cui dovrà carpire nomi e notizie. Si cala nella parte, interpreta alla perfezione il ruolo: i compagni gli credono, vedono in lui il simbolo delle loro speranze, si mettono ai suoi ordini. Da ultimo, i nazisti chiudono il falso generale in una cella piena di partigiani, con l’incarico di scoprire chi tra loro è Fabrizio, il capo della Resistenza. Il mattino dopo è prevista la fucilazione. Müller gli chiede cos’ha scoperto, ma l’altro resta muto. Al colonnello nazista che gli domanda per l’ultima volta chi è Fabrizio, risponde con un messaggio scritto a matita, e chiede che venga recapitato alla contessa Della Rovere: «Il mio ultimo pensiero è per voi». La metamorfosi di Bardone in Della Rovere è ormai completa. Al momento dell’esecuzione, è lui a fare coraggio agli altri: «Signori, in questo momento supremo rivolgiamo il nostro pensiero alle nostre famiglie, alla patria, alla maestà del re. Viva l’Italia!». Ovviamente, Vannacci non è Bardone. Al contrario. È stato il comandante del Col Moschin e della Folgore, i reparti d’eccellenza dell’esercito italiano. Ha esercitato un comando di uomini in Somalia, in Ruanda, in Bosnia, in Yemen, in Iraq, in Afghanistan, nei luoghi di guerra più difficili del pianeta. Non è uno sprovveduto; tutt’altro. Ma le molte cose buone che ha fatto non gli hanno dato la fama; arrivata invece con un libro in cui sostiene — all’apparenza con rozzezza, in realtà con una punta di malizia — le cose che metà degli italiani pensano. Confesso di appartenere all’altra metà. A giudicare dalle mail che ho ricevuto, molti lettori la pensano invece come il generale. Il quale mi sembra calato nella parte che un po’ si è scelto, un po’ hanno ritagliato per lui. Proprio come il generale Della Rovere. Al contrario, s’intende.

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«Io, moglie di un poliziotto, non accetto quegli sputi

Caro Cazzullo, sono la moglie di un funzionario di Polizia di Milano e vivo qui da quasi trent’ anni a causa della professione di mio marito, persona equilibrata e corretta che ha fatto del suo lavoro una vocazione, con sacrifici sia da parte sua che da parte mia e di mio figlio. In questi anni ne ho sentite di tutti i colori sugli uomini in divisa. Mi sono sempre confrontata con tolleranza con persone, al contrario, intolleranti, indottrinate e faziose, cercando anche di capire il loro punto di vista e il loro vissuto, ma oggi sono assalita da un misto di profonda amarezza e rabbia. Quello che è successo a Firenze e a Pisa non sarebbe dovuto succedere, e vedere i volti insanguinati dei ragazzi mi ha sconvolto come essere umano e, ancora di più, come madre. Ho visto anche video in cui i cortei non erano assolutamente pacifici, ma ho comunque pensato che i poliziotti debbano essere capaci di maggiore autocontrollo e quindi assolutamente non giustificabili negli eccessi. Contemporaneamente ho ascoltato in tv, sui giornali e dai social tutti i pareri politici (e non) che hanno strumentalizzato l’accaduto: il vaso della sopportazione si è riempito quando ho avuto il dispiacere, e ho provato ripugnanza, di vedere le immagini di una consigliera regionale toscana M5S la quale è arrivata a dire che i poliziotti si meritano gli sputi ricevuti dai manifestanti. Sarebbe già abbastanza grave sentire un commento simile da un cittadino qualunque (e ce ne sono stati a migliaia), ma da un personaggio che rappresenta lo Stato, è inaccettabile! Faccio presente che la maggior parte dei poliziotti è gente perbene che crede in quello che fa e che riesce a essere a servizio dei cittadini anche grazie all’appoggio e al coraggio della propria famiglia.
Rosella Crucianelli

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