Trieste, 10 euro per una fetta di Sacher. Il sindaco: «Se non hai i soldi non vai». E scoppia la bufera

di Giulia Arnaldi

Su Facebook spunta uno scontrino da quasi 100 euro del nuovo caffè «Sacher», che promette la ricetta originale. Il primo cittadino «Se non ti puoi permettere una borsa di Louis Vuitton resti fuori dal negozio a guardarla». Ma non tutti la prendono bene

Trieste, 10 euro per una fetta di Sacher. Il sindaco: «Se non hai i soldi non vai». E scoppia la bufera

La sacher è un dolce che richiama uno scenario ben preciso: 1814, Congresso di Vienna, Restaurazione, Napoleone ristabilisce il potere dei sovrani assoluti, le loro corti sfarzose, il loro lusso più sfrenato. In questo clima opulento un pasticcere sedicenne, Franz Sacher, allora alle dipendenze del Cancelliere austriaco Klemens von Metternich, inventa per caso questa torta a base di pan di spagna, cioccolato e marmellata di albicocche, che verrà servita come dessert alla fine di un pranzo ufficiale.

Forse è proprio questo sentore elitario e romantico che voleva ricreare il Caffè Sacher, che ha aperto a Trieste il primo giugno, quando ha scelto il suo arredamento in legno scuro bordato d’oro, le sue imbottiture di velluto bordeaux, o suoi giganteschi lampadari. E i suoi altissimi prezzi.

Una fetta della celebre torta, che arriva direttamente dal laboratorio viennese dell’Hotel Sacher, costa ben 8,90 euro. Il prezzo stellare, però, non ha fermato la clientela che si è presentata all’inaugurazione, talmente numerosa da costringere il locale a chiudere dopo solo due giorni per «esaurimento scorte», in attesa di rifornimenti. Ma non ha fermato nemmeno la polemica sui social. Un cliente sconcertato, infatti, ha pubblicato sui suoi profili uno scontrino da quasi 100 euro: un espresso da 3,50 euro, un latte macchiato a 5,50, due fetta di sacher, come abbiamo detto, a 8,90 l’una, e due confezioni di dolcetti al cioccolato, rispettivamente a 31 e a 37 euro. Prezzo borbonico.

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Lo scontrino che ha scatenato la polemica sui social

E un po’ borbonico forse si è sentito anche Roberto Dipiazza, sindaco di Triste e amico del proprietario del Caffè Sacher, che ha buttato benzina sul fuoco della polemica: «Intanto per noi è motivo di orgoglio che il primo Caffè Sacher in Italia sia stato aperto proprio a Trieste. Poi, nessuno pensa a quanto abbia speso il proprietario per ristrutturare il locale, che era un vecchio negozio di scarpe e ora è un bar elegantissimo. O a quanto spenda ogni mese per pagare l’affitto e tutto il personale. Se hai i soldi vai, sennò guardi. Io sono un appassionato di Ferrari, se non posso permettermela quando passa la guardo. Lei che è una donna (riferito a chi scrive, ndr) sarà una grande appassionata di borsette. Se non può comprarsi una Louis Vuitton, sta fuori dal negozio e la guarda. Non vedo il motivo della polemica ». Insomma, il popolo non ha pane? Che mangino la sacher.

5 giugno 2023 (modifica il 5 giugno 2023 | 16:34)