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Suicidi in carcere, 5 milioni di euro per la prevenzione

Suicidi in carcere, 5 milioni di euro per la prevenzione

Nordio, più psicologi e esperti, raddoppiato lo stanziamento

ROMA, 04 aprile 2024, 20:12

Redazione ANSA

ANSACheck

Carcere © ANSA/ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Oltre il doppio degli stanziamenti previsti e un potenziamento dei servizi di assistenza psicologica nelle carceri. Il ministero della Giustizia corre ai ripari per fronteggiare il fenomeno dei suicidi in cella, che dall'inizio dell'anno sono stati già 29, vale a dire in media quasi uno ogni tre giorni. Ad annunciare la firma del decreto, che prevede per il 2024 l'assegnazione di cinque milioni di euro all'amministrazione penitenziaria, è lo stesso Carlo Nordio.

"Per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti - afferma il Guardasigilli - è previsto il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni". Si tratta quindi di un impegno che punta a "migliorare le condizioni detentive negli istituti penitenziari anche in vista di un intervento più strutturato e duraturo nel tempo, da proporre come priorità nella prossima legge di bilancio". Come spiega lo stesso sottosegretario Andrea Ostellari, fino al gennaio scorso i professionisti incaricati di monitorare i detenuti e accompagnarli nel percorso di rieducazione, "ricevevano una retribuzione lorda di 17 euro l'ora, ma da febbraio il compenso lordo è salito a più di 30 euro. A spesa invariata, ciò avrebbe comportato una riduzione delle prestazioni erogate. Per questo il ministero della Giustizia è intervenuto". Il provvedimento è accolto con favore anche dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, per il quale si tratta di un "importante pezzo del puzzle che si sta via via componendo per migliorare la condizione degli oltre 61mila detenuti presenti nelle nostre carceri". La misura del governo resta insufficiente invece per le opposizioni, in primis per i Radicali, secondo i quali "si spaccia per potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici una mancia che serve solo per gestire l'ordinario, al posto di urgenti riforme strutturali".

Fino a poche settimane fa Nordio ha ancora ribadito che le cause dell'aumento di suicidi sono da individuare nel sovraffollamento, nella disattenzione e nelle difficoltà psichiche di alcuni individui. E la ricerca di spazi negli istituti penitenziari è proprio il tema centrale della questione, che si sta affrontando da mesi in un'ottica più ampia, attraverso il tentativo di accordi con Stati africani per il trasferimento dei detenuti stranieri dalle carceri italiane verso il loro Paese di origine, sulla scia di un'intesa simile stipulata recentemente con la Romania. Il piano si inscrive nell'ambito del cosiddetto piano Mattei, in cui sarebbero coinvolti in pima fila Palazzo Chigi e il Maeci.

Una delle ipotesi in questo caso è quella di costruire o fornire significativi contributi per la realizzazione di carceri in alcuni Paesi del Maghreb, oltre alla diffusione di know how per il personale penitenziario e la lotta alla criminalità organizzata. Il programma, che al momento è ancora agli albori della sua stesura ed è legato all'accordo con ogni singolo Paese nell'ambito dei prossimi anni, prevede che il detenuto continui a scontare la pena nel proprio Stato, dove però vanno garantiti standard qualitativi delle strutture penitenziarie, compreso il rispetto dei diritti delle persone ristrette. Un altro nodo che sarà affrontato sarà quindi la questione del consenso del detenuto al trasferimento. "Sono anni che se ne parla e non si arriva mai a nulla, come per l'edilizia penitenziaria - sottolinea il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella - . Nessun Paese vuole indietro i detenuti in quanto ciò produce costi elevatissimi. E anche se si stipulassero accordi di questo tipo, come è accaduto in passato, è molto probabile che restino sulla carta. Occorre infine considerare che in molti casi queste persone hanno una famiglia in Italia, e sono aspetti da valutare prima di trasferire forzatamente una persona in un altro Paese".

   

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