Brescello, il paese di Peppone e don Camillo sciolto per mafia

Brescello, il paese di Peppone e don Camillo sciolto per mafia
di Stefania Piras
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Mercoledì 20 Aprile 2016, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 17:21
Brescello, il comune della bassa Reggiana famoso per le ambientazioni di don Camillo e Peppone, è stato sciolto dal Consiglio dei ministri per 'infiltrazioni mafiose'. É il primo comune emiliano romagnolo a subire questa decisione, frutto della relazione stilata da una commissione nominata dal prefetto di Reggio Emilia che ha scandagliato gli ultimi 15 anni di storia del Municipio. Ora con  lo scioglimento imminente del Comune arriverà il commissariamento. Il sindaco di centro sinistra Marcello Coffrini, nel frattempo si era già dimesso. Era finito nella bufera dopo aver definito il boss Francesco Grande Aracri, già condannato per mafia con sentenza definitiva nel 2008, «una persona molto composta ed educata».  

Ma evidentemente, l’educazione e la riservatezza non hanno impedito gli affari delle ‘ndrine calabresi nel cuore dell’Emilia. Di infiltrazione mafiosa parla la relazione finita sul tavolo del Consiglio dei Ministri ed è infiltrazione anche quella scoperta dai magistrati della DDA di Bologna. Brescello compare spessissimo  nella maxi inchiesta Aemilia, quella che l’anno scorso ha portato all’arresto di 117 persone, e che ora ne vede imputate 147, tra cui Nicolino Grande Aracri, fratello di Francesco. Gli investigatori hanno scoperto che in Emilia la 'ndrangheta non solo esiste ma è radicata. Da quando? Dal 1983, quando Antonio Dragone, capo mafia calabrese della provincia di Crotone si trasferì in Emilia come sorvegliato speciale. Sono passati 32 anni, il tempo di allevare un'intera generazione e di trasferire dalla Calabria gli affari legati alla logistica e al cemento. E con loro, famiglie e relazioni che sono diventati parte integrante del panorama. Per chi avesse ancora dubbi, in paese c’è persino un quartiere soprannominato Cutrello.

Un anno dopo l’inchiesta antimafia, il 30 gennaio 2016, la giunta di centro sinistra di Brescello aveva gettato la spugna sperando che in paese tornasse un po’ di serenità e si spegnessero i riflettori e i microfoni che in piazza insistono a chiedere conto ai brescellesi della presenza della ‘ndrangheta. Hanno risposto i prefetti che a Palazzo Chigi hanno proposto lo scioglimento del comune per mafia.

Eppure, c’era stato un momento in cui sembrava si potesse tornare a respirare il clima anni 50 del Mondo piccolo di Giovannino Guareschi. Quando l’anno scorso, in un'indagine del Sole 24 Brescello appariva come uno dei paesi più felici dell'Emilia Romagna, il quarto per la precisione. Ora, Brescello, ha un nuovo primato.
 
 

 
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