Veline, abboccamenti, depistaggi, cene presunte e poi smentite. Il centrodestra nel Lazio è sull’orlo di una crisi di nervi, già distrutto dalle correnti, dalle gelosie personali e messo a dura prova da personalismi simili a quelli che portarono all’harakiri del 2016 nel Comune di Roma. Allora, l’improbabile candidatura di Guido Bertolaso – sostituito in corsa dall’ormai desaparecido Alfio Marchini – privò Giorgia Meloni di un clamoroso accesso al ballottaggio, spalancando la porta al largo successo di Virginia Raggi contro Roberto Giachetti. Oggi che a livello nazionale i leader della coalizione si sono autoimposti una forza convivenza “per riprenderci il Paese”, nel Lazio più che altrove non si riesce a trovare la quadra a meno di due mesi dalle regionali. E così i rapporti fra i leader sono sempre più tesi, al limite dell’insulto personale. Tutto ciò, mentre Zingaretti si rafforza e chiude l’accordo con Liberi e Uguali.

IL GIALLO PIROZZI E LE RIFLESSIONI DI BERLUSCONI – Il coltello dalla parte del manico sembra avercelo il solito Francesco Storace, che dal basso della sua nicchia sovranista sta cercando di portare tutti dalla parte del “suo” Sergio Pirozzi. Lo “scarpone” di Amatrice è già partito da tempo con simbolo, comitati e una lista di (ex) sindaci di piccoli paesini del Lazio (Monte Compatri, Santa Marinella, ecc), anche grazie all’iniziale appoggio della Lega di Salvini, oggi formalmente tornata ad allinearsi. Nella serata di venerdì, Berlusconi ha incontrato Pirozzi chiedendogli ancora una volta di fare un passo indietro e virare su un collegio per le nazionali, in favore delle candidature di Maurizio Gasparri (che però non piace ad Antonio Tajani) o di Fabio Rampelli. Questi ultimi, a loro volta, non sono intenzionati a scendere in campo con un competitor in casa.

A quanto si è potuto apprendere, il leader di Forza Italia ha commissionato ai suoi un nuovo sondaggio per capire la reale forza del sindaco di Amatrice. In ogni caso, Meloni e Rampelli sono determinati a non darla vinta né a Storace, né tantomeno concedere il tris a Salvini, che ha già ottenuto a Lombardia ed è a un passo dal prendersi la candidatura in Friuli Venezia Giulia. La soluzione poteva essere una specie di ticket a tre, con Pirozzi candidato e due vicepresidenti: Bertolaso (ancora lui) per Forza Italia e l’attuale capogruppo capitolino, Fabrizio Ghera per Fratelli d’Italia. Ma per ora niente da fare. Guido Bertolaso parla di “fake news” e smentisce: “Proprio oggi è stato firmato il protocollo per avviare il 118 in Sierra Leone, progetto al quale lavoro da 2 anni – scrive in un post – chi vuole incontrarmi è bene che acquisti un ‘ticket’ per quella destinazione”. E Storace, che sperava nella chiusura della partita già al termine dell’incontro con Berlusconi, sempre su Facebook ha scritto polemicamente: “Oppure cerchiamo Rita Dalla Chiesa. No, chiediamo ad Augello se ha ancora il telefono di Marchini. Ma allora è meglio Giorgia. Ma dai, lei è candidata premier. Sergio, vai avanti”.

IL PD CHIUDE CON LIBERI E UGUALI – Il risultato è che il centrodestra non ha ancora un candidato e probabilmente non ce l’avrà a breve. E questo potrebbe farsi sentire anche sul risultato nei collegi laziali. Nel frattempo, il governatore uscente Nicola Zingaretti ha praticamente chiuso – per ora è l’unico candidato del Pd ad esserci riuscito – l’accordo con Liberi e Uguali, riuscendo a tenere unita la coalizione di centrosinistra. I punti del programma con cui l’esponente Dem (ma di corrente orlandiana) è riuscito a covincere i d’alemiani/fassiniani a convergere su di lui sono il no secco all’autostrada Roma-Latina – con scioglimento dei contratti in essere anche a costo di incorrere in contenziosi – no a qualsiasi inceneritore per i rifiuti, no all’ingresso di ulteriori operatori privati nella sanità regionale, revisione della legge di rigenerazione urbana, eliminazione del piano casa e, soprattutto, no alla candidatura nella lista civica dei moderati di esponenti politici associabili al centrodestra (è il caso di Alfredo Antoniozzi e Alfredo Pallone). Su quest’ultimo punto arriva l’attacco di Roberta Lombardi, candidata M5S: “Il presidente uscente del Pd Zingaretti è sostenuto da Lorenzin, che candida suo fratello, da Cicchitto e da Antoniozzi, ex assessore di Alemanno e mi chiedete delle alleanze? Io questa marmellata non la mangio. Io sono fiera di stare in una forza politica che si presenta con un programma, una lista e un volto, in questo caso il mio”.

UN NUOVO SONDAGGIO PREMIEREBBE ZINGARETTI – Nel frattempo il comitato per Zingaretti presidente ha diffuso un sondaggio realizzato da Izi dove il governatore uscente si attesterebbe sul 35%, contro il 28% di Roberta Lombardi, il 23% di Sergio Pirozzi e il 12% di Maurizio Gasparri. “Secondo la stessa rilevazione – si legge nel comunicato – Zingaretti risulterebbe in testa anche nel caso di un’ipotetica ricomposizione dello schieramento di centrodestra: i voti tra di Pirozzi e Gasparri non possono essere sommati, ma si distribuirebbero in parte anche sui candidati degli altri schieramenti”.

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