Il confronto inedito si farà, probabilmente. Sulla Rai, forse. Ma l’idea di uno scontro in tv tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi due giorni dopo un voto pesante come quello in Sicilia (e dopo il primo turno nel municipio X a Ostia, cioè a Roma, da cui il Pd potrebbe uscire con le ossa rotte) non convince tutti dentro i 5 stelle. Anzi. “Così rischiamo di ridare fiato a Renzi, anche se il risultato nelle urne fosse positivo per noi” ragionavano nelle scorse ore parlamentari di peso con il Fatto Quotidiano. E non solo, perché i rischi di un autogol per il Di Maio che ha lanciato il guanto di sfida sono motivo di discussione anche nello staff, sulla rotta Roma-Milano. Perché il segretario dem è un avversario comunque temibile, che in caso di sconfitte in Sicilia e a Ostia (più che probabili) avrebbe quasi solo da guadagnare da un confronto contro il candidato premier del M5s. Facendo comunque parlare d’altro, dopo un voto che pare uno snodo per tutta la politica italiana. Ma riflessioni e dubbi non fermano il lavoro degli sherpa per fissare luogo e modalità del duello. Gli ambasciatori renziani tengono duro sulla richiesta di tenere il confronto in Rai. Ma hanno fatto sapere di non ritenere imprescindibile la conduzione del confronto da Bruno Vespa. Tradotto, sono disponibili anche a un programma ad hoc, condotto da un altro giornalista (Lucia Annunziata, per esempio). Da qui alle prossime ore si continuerà a trattare. Tenuto conto che per la soluzione Rai  “soffiano” anche alcuni parlamentari M5s della Vigilanza. Ma dalla 7 ovviamente spingono ancora forte per ospitare la sfida, con Enrico Mentana nel ruolo dell’intervistatore. Tutto è aperto. Come i dubbi, a 5 stelle.

Intanto i consiglieri del cda Rai hanno mandato una lettera al presidente M5s della Vigilanza Roberto Fico perché si adoperi per far ospitare il dibattito dalla tv pubblica. “Non può che essere la Rai”, si legge nel testo firmato da Guelfi, Borioni, Siddi, Diaconale, Freccero e Mazzuca, “la sede naturale del confronto tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Così come di tutti i confronti che dovrebbero riguardare i leader delle altre forze politiche in occasione della prossima campagna elettorale”. Secondo i firmatari dell’appello, la scelta della tv pubblica rappresenta una garanzia. “Un confronto politico di evidente interesse”, continua la lettera, “che di fatto apre una fase elettorale attesa e delicata, non può muovere da una discriminazione preconcetta di una parte politica sull’emittente pubblica, sulla Rai. Per la missione, per la funzione, per i risultati, per la facilità d’accesso, per la modalità d’uso, la televisione pubblica è garante di autorevolezza, trasparenza e qualità della copertura. Un confronto politico di evidente interesse, che di fatto apre una fase elettorale attesa e delicata, non può muovere da una discriminazione preconcetta di una parte politica sull’emittente pubblica, sulla Rai”. Per questo i consiglieri si appellano al grillino Fico: “Né può essere usato come favore commerciale ad una rete concorrente capace di risultati davvero lontani a discapito del valore di servizio. Sono motivi semplici, diretti che rivolgiamo a lei, presidente Roberto Fico, e ci auguriamo voglia intervenire per il ripristino di condizioni di tutela del servizio pubblico. La messa a disposizione del “confronto” del Tg1, così come i confronti successivi, nell’orario di maggior ascolto ci pare un atto dovuto nello spirito del Contratto di servizio e nel rispetto del compito che i cittadini ci affidano giorno dietro giorno, non da ora, da diversi decenni, con l’alternarsi di fasi politiche che in comune avevano il rispetto dei ruoli e della cosa pubblica”.

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