15 maggio 2018 - 10:33

Di Maio: «Stiamo per chiudere»
Salvini: «Se no si va al voto»
Conti e migranti, monito Ue all’Italia

Ennesimo incontro in serata tra il leader della Lega e il capo politico del M5S. Salvini: «Io ho la coscienza pulita perché stiamo lavorando al massimo: vediamo se c'è programma forte». Il Financial Times: «Roma apre le porte a moderni barbari». Di Maio: «Eurocrati, come vi permettete?»

di Franco Stefanoni, Valentina Santarpia

Claudio Borghi, economista della Lega (Ansa) Claudio Borghi, economista della Lega (Ansa)
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«Siamo al tratto finale: se riusciremo a trovare un punto di equilibrio tra Lega e centrodestra e M5s si parte»: sembrano veramente le ultime battute che annunciano il nuovo governo, quelle di Matteo Salvini all'uscita dall'ennesimo vertice serale e improvvisato con Luigi Di Maio. Che conferma: «Domani (oggi, n.d.r.) forse riusciamo a chiudere il contratto di governo e poi da lì si parte».

Quale è lo scoglio? «In 6 giorni stiamo scrivendo il programma di 5 anni. Il punto nevralgico è il contratto, qui ci sono alcuni temi da chiarire, alcuni punti da dirimere. I nomi vengono dopo», spiega il capo politico dei Cinque Stelle, che ricorda: «Ormai è più di una settimana da quando ho detto che ero disponibile a trovare un nome terzo».

Il governo Lega Cinque Stelle non è dunque affatto scontato, e uno dei punti critici resta il rapporto con l'Unione europea. Ma è evidente che «ormai siamo al dunque. O c'è l'accordo o si torna al voto», come insiste il segretario della Lega su Facebook. Ma non è lui quello con l'ascia in mano. L'ipotesi di una rottura «sarà una scelta presa da entrambi, ci sono alcuni temi su cui siamo lontani ed è chiaro che non possiamo andare a Bruxelles con un governo che rappresenti due idee lontane». Chi è allora il pessimista della coppia? «Io sono ottimista però i giorni passano e sono anche realista. Sono ottimista e realista», chiosa Salvini. «Mi dicono che non devo eccedere con il populismo, con la difesa degli italiani, senno' non vado al governo. Ma io sono come sono», si sfoga poi su Facebook. E lancia addirittura un appello al popolo verde: «Se ci fosse l'accordo, vorrei che foste voi ad approvarlo, non online ma nelle piazze italiane».

Di Maio: «Scegliere tra coraggio e paura»

In questa fase, il più ottimista sembra però il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, che in una diretta Facebook esorta a «non avere paura del cambiamento» e avvisa: «Non è facile mettere insieme il contratto ma se ci riusciamo e se il governo partirà sarà una bomba». «Siamo di fronte ad un bivio - sottolinea -, bisogna scegliere tra il coraggio e la paura. È un momento per i coraggiosi, non per i paurosi. È il momento di scegliere se si vuole andare fino in fondo. Noi del Movimento ci siamo». Un messaggio rivolto ai militanti, che sabato e domenica potranno nei gazebo visionare il contratto su cui poi esprimersi.

Ma anche un'esortazione allo stesso Salvini che secondo diverse letture starebbe valutando una sorta di exit strategy per non restare imbrigliato in un accordo che potrebbe non tornare utile politicamente. Il punto critico resta l'Europa. A chi, come il Financial Times, parla di «nuovi barbari», replica a muso duro il grillino: «Abbiamo attacchi continui, anche oggi da qualche eurocrate non eletto da nessuno: ma come vi permettete?», si chiede Di Maio. «Io più vedo questi attacchi, più sono motivato, perché vedo tanta paura di un certo establishment del cambiamento», spiega. E insiste: «I vincoli europei vanno rivisti. Dialogando con altri paesi ma vanno rivisti perché è in Europa che si gioca la partita importante per finanziare tutte le misure economiche che ridiano diritti sociali agli italiani».

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Le preoccupazioni dell'Ue

L'attenzione dell'Ue sull'Italia del resto è altissima. «Speriamo» che col nuovo governo in Italia «non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria», ha detto il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos. Il commissario ha lodato l’Italia per quanto fatto in tema di gestione dei flussi migratori, ricordando, tra l’altro, che il Paese è tra gli Stati che hanno il maggior sostegno da Bruxelles. L’intervento era arrivato all’indomani delle parole di Matteo Salvini al termine dell’ennesima consultazione al Quirinale: «O c’è accordo o non c’è accordo sulla nuova posizione dell’Italia in Europa, non è un governo spauracchio ma gli italiani ci hanno votato per portare a Bruxelles la centralità del tema italiano del lavoro, della difesa agricoltura, della pesca, sui vincoli. O riesco a dare vita a un governo che ridiscute questi vincoli esterni oppure è un libro dei sogni». E oggi Salvini non ha tardato a rispondere ad Avramopoulos: «Dall’Europa ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti».

Il vicepresidente Ue Katainen: «Niente eccezioni su patto di stabilità»

Anche un altro commissario Ue, il finlandese Jyrki Katainen, che della Commissione è vicepresidente, aveva puntualizzato la posizione nei confronti dell’Italia, in particolare sull’ipotesi di un allentamento dei vincoli di bilancio: «Le decisioni sono prese dal Consiglio e non vedo segnali che qualche Stato o la Commissione voglia fare eccezioni». Katainen ha detto che la Commissione «è guardiana dei Trattati, dobbiamo essere sicuri che gli impegni assunti siano rispettati e abbiano ragioni di ritenere che l’Italia continuerà a rispettare gli impegni di bilancio anche in futuro». In ogni caso, «in fin dei conti è il Consiglio che decide» e non ci sono indicazioni che qualcuno voglia fare delle eccezioni. Katainen ha detto anche che la Commissione «aspetta con ansia di lavorare strettamente con il nuovo governo italiano».

L’obiettivo di chiudere giovedì

In mattinata, alla Camera dei deputati, era ripreso il tavolo tecnico sul contratto di programma tra Movimento 5 Stelle e Lega. Tra i nodi da sciogliere la giustizia, le infrastrutture, le grandi opere, i vincoli Ue e l’immigrazione, come dimostra la bozza di contratto pubblicata dall'Huffington post e poi smentita dai leader. Passi avanti sembrano essere stati raggiunti in tema fiscale, anche se si è ancora lontani dall’idea di una flat tax come presentata dal Carroccio in campagna elettorale. Diversamente da altri giorni, non hanno preso parte al confronto i due leader, che hanno lasciato spazio solo ai tecnici. L’obiettivo dichiarato è di chiudere entro giovedì, anche perché entrambe le forze politiche hanno annunciato di volere chiedere alle rispettive basi un parere sui contenuti del programma unitario.

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