3 giugno 2018 - 13:46

Salvini: «Sui migranti non linea dura ma di buon senso». Merkel: «Italia lasciata sola»

Il leader della Lega a Catania per la campagna elettorale: «La Sicilia non sia un campo profughi. Accordi con i Paesi di origine per limitare le partenze sulle carrette del mare»

di Felice Cavallaro

shadow

POZZALLO (Ragusa) — Annuncia di volere bloccare il «business» che ruota attorno ai migranti, rinfocola la polemica con le Ong definite «vice-scafisti», placa la folla di Catania che chiede di cacciare «i clandestini» e rassicura i suoi fans: «La Sicilia non sarà più il campo profughi d’Europa». È il new deal del neo ministro dell’Interno Matteo Salvini che, dopo le ovazioni domenicali ricevute sotto l’Etna, corre verso la «frontiera» su cui misurare l’azione di governo, l’hotspot di Pozzallo, meta continua di disperati, annunciando la svolta: «Il mio impegno è fare rispettare le leggi che esistono. Non terremo una linea dura, ma di buon senso. È un dovere salvare donne e bambini, ma l’Africa in Italia non ci sta. Non c’è casa e lavoro per gli italiani, figuriamoci per mezzo continente africano...».

Aumentare le espulsioni

Lo ripete mentre attraversa il lembo più a Sud dell’isola, non lontano dal Cara di Mineo dove Salvini annuncia di tornare come aveva fatto l’anno scorso: «Ma spero che sarà l’ultima volta». Un modo per far balenare l’ipotesi di una chiusura di questo accampamento che ha ospitato fino a 4 mila disperati. Ovvero di una sua trasformazione in Cie, in un centro per gestire le espulsioni, come promette da leader della Lega, pur senza criticare il predecessore al Viminale, Marco Minniti: «L’anno scorso ne ha fatto 7.000, non possiamo attendere 100 anni per espellere 700 mila persone...».

Galeotti e traffico di bambini

Salvini anticipa una linea di intransigenza parlando della Tunisia: «È un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini, ma che spesso e volentieri esporta galeotti». Di qui l’annuncio di un imminente incontro con il mistero dell’interno tunisino e anche con il magistrato che più ha seguito con le sue inchieste il lavoro delle organizzazioni non governative, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Preoccupato da una questione agghiacciante, Salvini intende approfondire il tema di un possibile traffico di bambini: «Nessuno mi toglie dalla testa che c’è un business sui piccoli che puoi muoiono».

Tonno rosso e fondi per la Sicilia

E di bimbi il ministro ne ha visti tanti proprio fra i recinti di Pozzallo dove il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci si è chinato per aiutarne alcuni a disegnare sui banchi. Ministro e presidente erano arrivati insieme, dopo una breve pausa pranzo in un ristorante sotto la Rocca, a dieci minuti da Pozzallo. Solo una fetta grigliata di tonno rosso. Occasione per una rivendicazione di Musumeci: «Il governo ha mal distribuito le quote assegnate dalla UE per la pesca del tonno che passa dalla nostre coste. Noi il 15 per cento, pari a 90 tonnellate, la Campania il 70 per cento». Altra richiesta a Salvini: «La Sicilia per il risanamento dei conti dello Stato ha versato 600 milioni l’anno scorso e quest’anno più del doppio, 1 miliardo e 350 milioni. Di qui un nostro ricorso». Le promesse di rivedere tutto non mancano. «Strappati impegni su tonno e quattrini», assicura Musumeci. Ma è il primo a sperare che non si tratti di promesse elettorali, visto che fra una settimana in Sicilia orientale si vota per i sindaci di Catania, Messina, Ragusa, Siracusa.

Il centrodestra non è demolito

Area non a caso battuta nell’ultima domenica di campagna elettorale anche dall’altro vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, il leader dei Cinque Stelle deciso a chiedere voti contro il centrodestra. A differenza di Salvini che continua a battersi anche per un candidato sindaco forzista come Salvo Pogliese a Catania, schierato contro l’uscente Enzo Bianco. Una «apparente» contraddizione colta e spiegata da Salvini: «Il centrodestra non è demolito, ma continuerà ad esistere e noi applicheremo il programma del centrodestra contenuto nel patto di governo». Esplicito il riferimento al «contratto» sul quale è nato il governo Conte: «Quello che non è scritto nel contratto CinqueStelle-Lega non sarà preso in discussione, così eviteremo di litigare». E infine: «L’alleanza con il M5s è di governo, non politica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT