Milano, 12 settembre 2017 - 22:19

Ius soli, fermata la legge. La resa del Pd: «Mancano i voti»

La legge sulla cittadinanza via dal calendario di settembre dei lavori del Senato. Soddisfatti i centristi di Area popolare e la Lega parla di «vittoria»

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«Le leggi hanno bisogno di una maggioranza e in questo momento non c’è». Se non è un de profundis, ci va vicino. Perché le dichiarazioni del capogruppo dei senatori del Pd Luigi Zanda arrivano contemporaneamente alla «sparizione» della legge sullo ius soli dal calendario di settembre dei lavori d’Aula. Sparizione accolta con rabbia dalla sinistra e da Mdp e con entusiasmo dalla Lega. Ma c’è da registrare soprattutto la soddisfazione di Ap, a lungo in imbarazzo per una legge considerata «inopportuna».

La difesa del Pd

Il Pd insiste nel valorizzare l’importanza della legge. Zanda spiega che l’approvazione del ddl, che consentirebbe ai bambini nati in Italia di avere la cittadinanza, «rimane un obiettivo prioritario ed essenziale del Pd». Con il non trascurabile particolare dell’assenza di una maggioranza in Senato. «Non va bene portare il provvedimento in Aula e poi non farlo approvare». E quindi? E quindi, spiega la ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, «sarà importante lavorare nelle prossime settimane affinché si riesca non solo a calendarizzarlo, ma anche a creare le condizioni politiche per approvarlo».

I centristi e la sinistra

Condizioni che, a sentire Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Ap, partner di governo del Pd, attualmente non ci sono: «Sullo ius soli il premier, dimostrando grande senso di responsabilità, ha ascoltato la nostra richiesta e ha giudicato inopportuna la richiesta di un voto di fiducia su una questione così delicata e divisiva e non certamente prioritaria rispetto ad altre decisioni urgenti per il Paese». Una «vittoria del buon senso», dice Lupi. Non condivide, naturalmente, Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp-Articolo 1: «Così si nega la cittadinanza a 800 mila ragazzi italiani. È una resa culturale inaccettabile e un cedimento alla destra». Non solo. Sinistra italiana si era detta favorevole a una «fiducia di scopo», pur di approvarlo, disponibilità ribadita dalla senatrice Loredana De Petris.

Il centrodestra e la Lega

Renato Brunetta non si mostra invece scontento, attaccando «l’annuncite» di Renzi, che «si scontra con la realtà: è il solito bla bla bla». Maurizio Gasparri si augura che «questo provvedimento in Aula non ci arrivi mai». Anche Roberto Calderoli apprezza lo stop: «Per fortuna lo ius soli è sparito dai radar. Il Pd si rassegni, non solo non c’è una maggioranza di favorevoli al Senato, ma neanche nel Paese». E Matteo Salvini: «Niente legge sullo ius soli in Senato a settembre, una vittoria della Lega e del buon senso. La nostra battaglia va avanti, grazie amici! La cittadinanza non si regala».

Il Movimento 5 Stelle e l’avviso di Orlando

E i 5 Stelle? Dopo essersi espressi in maniera contrastante, contestando «il pastrocchio» e astenendosi (con l’opposizione isolata di Roberto Fico, che è invece favorevole a una sua approvazione), ora trova una nuova variante alla sua complessa posizione. Con il capogruppo al Senato Enrico Cappelletti, che spiega: «Per noi la riforma è così importante che dovrebbe passare attraverso una valutazione dei cittadini tramite referendum». E nel Pd, se l’europarlamentare Cécile Kyenge parla di «sconfitta e delusione», il ministro della Giustizia Andrea Orlando avverte: «Se serve qualche giorno in più per portare a casa un risultato così importante non credo che questo debba far dire che si è abbandonato l’obiettivo».

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