Torino

Barbara D'Urso in tribunale contro Naike Rivelli: “Mi ha diffamata”

Barbara D'Urso in tribunale contro Naike Rivelli: “Mi ha diffamata”

La querela per due video pubblicati nel 2019 dall'influencer, figlia di Ornella Muti. Prima udienza al Tribunale di Alessandria. “Non erano siparietti ironici”

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Alessandria – Un processo che ha per protagonisti alcuni "vip" dello spettacolo e per sfondo il mondo del gossip quello cominciato al Tribunale di Alessandria. In aula Naike Rivelli, 49 anni, figlia dell'attrice Ornella Muti deve difendersi dall'accusa di diffamazione, avanzata nei suoi confronti da Maria Carmela D'Urso, in arte Barbara D'Urso, che si è costituita parte civile.

Il Tribunale di Alessandria è competente territorialmente perché la Rivelli è domiciliata a Lerma, in provincia di Alessandria. I fatti - come si legge nelle carte processuali - si riferiscono alla pubblicazione di due filmati sul profilo Instagram dell'artista 49enne il 31 gennaio 2019: nel primo la Rivelli commentava una intervista rilasciata dal critico d'arte Vittorio Sgarbi alla D'Urso; nel secondo un'intervista rilasciata da Silvio Berlusconi sempre alla D'Urso nel corso della trasmissione 'Pomeriggio 5'.

Per l'accusa, Naike Rivelli, difesa dagli avvocati Antonio Pelle e Domenica Macri', usò espressioni tali da far intendere che il successo lavorativo della D'Urso fosse frutto non tanto alle capacita' professionali ma di favoritismi di potenti della rete televisiva per cui lavora, ottenuti mediante espedienti legati alla sfera sessuale. Barbara D'Urso, con l'avvocato, Salvatore Pino ha presentato la. querela per diffamazione.

«La signora D'Urso non ha individuato quella che è l'ironia e il sarcasmo di Naike nel dire alcune cose su un siparietto di un momento della trasmissione di 'Pomeriggio 5' - spiega l'avvocato della Rivelli Antonio Pelle poco dopo l'udienza all'Adnkronos - il primo video riguardava un intervento di Sgarbi dove si parlava del suo appeal sessuale e dove sia Sgarbi che la D'Urso scherzavano tra loro e Naike ha fatto un commento su quel modello di televisione, che in quel periodo aveva un enorme audience, e ha detto 'come è caduta in basso l'Italia che si guarda questi programmi trash'...».

Nel video Naike metteva in evidenza che quella con il Cavaliere non era un intervista ma sostanzialmente un monologo in cui parlava solamente lui e ha fatto una battuta dicendo che se magari la signora D'urso accavallando le gambe faceva vedere la biancheria intima al presidente lui smetteva di parlare a raffica richiamando alla memoria degli incidenti in cui effettivamente si era vista la biancheria intima della conduttrice».

«Il secondo video - prosegue il legale - riguardava una intervista fatta dalla D'Urso a Silvio Berlusconi prima della campagna elettorale in Sardegna del 24 febbraio 2019.

Nella prima udienza ad Alessandria è stata sentita la D'urso che, presente in tribunale con il suo avvocato, ha ripercorso i motivi che l'hanno portato a querelare la Rivelli per diffamazione. «Per quanto riguarda noi avvocati della difesa - spiega ancora Pelle - abbiamo cercato di puntualizzare e mettere in evidenza il contesto in cui quei video sono stati fatti e il fatto che era la stessa D'urso che scherzava con Sgarbi di cose ammiccanti. Nell'altro video pubblicato da Naike si dava atto di un dato oggettivo e cioè che Berlusconi stava parlando in maniera prolissa senza dare la possibilità alla sua interlocutrice di inserirsi con delle domande».

Naike Rivelli, sostengono i suoi difensori, non ha mai inteso offendere Barbara D'Urso "quanto piuttosto criticare un modello, un modo da fare televisione rappresentato dalla D'Urso. Erano delle critiche a una tipologia di modo di fare televisione", In aula sta in ogni caso prendendo piede la possibilità di un accordo (non di natura economica, anche perché la D'Urso ha dichiarato di non essere interessata ad un risarcimento in denaro) che si dovrebbe però concretizzare in un messaggio di scuse.

"La querela sporta da Barbara d'Urso nei confronti di Naike Rivelli risale a cinque anni fa e non aveva ad oggetto "siparietti ironici o sarcastici", né commenti critici "su un modello di televisione”. Difatti, come puntualmente riportato anche nei capi di imputazione, la querela riguardava le dichiarazioni con cui Rivelli aveva pubblicamente sostenuto che Barbara d'Urso avesse "un amante in Mediaset", utilizzando espressioni sessiste e locuzioni di irripetibile volgarità, la cui valenza offensiva è stata riconosciuta anche dalla Procura di Alessandria che ha ritenuto di processare Rivelli per il delitto di diffamazione aggravata". È quanto si legge in una lettera inviata all'Adnkronos dai legali di Barbara D'Urso. "Le esternazioni della Rivelli, come peraltro ha spiegato proprio in occasione dell'udienza di ieri - continua il legale - si inserivano per di più nel contesto di una ossessiva campagna denigratoria, attestata da numerosissimi post e video-messaggi contro Barbara d'Urso che Rivelli ha pubblicato prima e anche dopo la querela, a riprova del suo intento assai poco ironico e per nulla sarcastico. In ragione di tutto ciò e del fatto che il processo si era aperto già nel gennaio del 2023, la generica disponibilità per una 'composizione bonaria' manifestata solo all'udienza, sembra il frutto di un pentimento tardivo e assai poco sincero, come del resto dimostra anche il tenore delle dichiarazioni della signora Rivelli per come riportate dalla stampa".

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