11 ottobre 2018 - 10:01

Pensioni, allarme di Boeri: con quota 100 il debito cresce di 100 miliardi

Il presidente dell’Inps:«L’incremento del debito pensionistico è destinato a gravare sulle generazioni future. La riforma voluta dal governo mette a rischio il sistema previdenziale e penalizza donne e giovani»

di Redazione Roma

Pensioni, allarme di  Boeri: con quota 100 il  debito cresce di 100 miliardi
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Introdurre quota 100 con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi, come nelle intenzioni del governo, insieme allo stop all’indicizzazione alla speranza di vita comporta «incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future nell’ordine di 100 miliardi» lo dice il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera in commissione Lavoro, osservando: «Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme». Più in generale, per Boeri l’introduzione di quota 100 rischia di minare la solidità del sistema previdenziale italiano: «Il nostro sistema previdenziale si regge su equilibri molto delicati. Il patto intergenerazionale di cui l’Inps è garante deve essere finanziariamente sostenibile e percepito come equo da chi lo alimenta versando i contributi». Insomma, «il sistema previdenziale è a rischio: si aumenta la spesa e si riducono i contributi - spiega - non bastano due giovani neo assunti per pagare la pensione di uno che esce».

Penalizzate donne e giovani

Il ripristino di quota 100 premia gli uomini e i dipendenti pubblici ma penalizza le donne e i giovani: spiega sempre il presidente dell’Inps. L’introduzione di quota 100, ha detto, «premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all’anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)». La riforma voluta dal governo «porterà ad avvantaggiare soprattutto gli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico. Penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati (quando hanno carriere molto più discontinue degli uomini) e dall’aver dovuto subire sin qui, con l’opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione». «Pesanti sacrifici - ha aggiunto Boeri - imposti anche ai giovani su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico».

Pensioni d’oro

Il risparmio che potrebbe arrivare dal disegno di legge sulle pensioni d’oro sarebbe inferiore a 150 milioni e riguarderebbe una platea di circa 30.000 persone, sostiene sempre Boeri. Il presidente Inps sottolinea che si raggiungerebbe questa riduzione della spesa pensionistica solo se il taglio sulle pensioni superiori a 90.000 euro annui facesse riferimento all’intero reddito pensionistico e non alle singole pensioni. La riduzione massima sarebbe del 23% mentre quella media sarebbe dell’8%.

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