4 luglio 2020 - 23:32

Il premier: «Non sono attendista
Ora il tavolo sulla riforma del fisco»

Conte: ho alle mie spalle un ventennio perduto. Il vertice con i sindacati. Sala: governo senza una linea

di M. Gu.

Il premier: «Non sono attendista Ora il tavolo sulla riforma del fisco»
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ROMA Giuseppe Conte vuole ribaltare l’immagine di un premier attendista e indeciso, che non prende «decisioni risolute» e non riesce a chiudere i tanti dossier che ha sul tavolo. Attaccato dalle opposizioni, pressato dalla sua stessa maggioranza e criticato da tanti commentatori, il capo del governo prova a smontare il «chiacchiericcio quotidiano», il «bla bla costante e continuo» che rischia di sommergerlo. E, per dimostrare di guidare il governo dei fatti e non quello degli annunci, anticipa le prossime mosse: riforma del fisco e decreto Luglio.

Nell’auditorium della Nuvola di Fuksas, dal palco del Consiglio confederale nazionale della Uil che ieri ha eletto segretario Pierpaolo Bombardieri, il premier se la prende con i titoli dei giornali e propone all’opinione pubblica la sua realtà dei fatti: «Questo governo ha preso decisioni mai assunte nella storia repubblicana, definito illiberale. Fa ridere...». E ancora, con tono quasi seccato: «Noi siamo quelli dei protocolli di sicurezza più solidi e intransigenti, siamo quelli della semplificazione più coraggiosa — lo vedremo a inizio settimana, garantisce Conte dopo tanti sofferti rinvii —. Siamo quelli del piano di rilancio più ambizioso che sia stato mai illustrato».

A pochi giorni dal tour europeo tra Lisbona, Madrid e Berlino, per cercare un accordo sugli aiuti del Recovery Fund in vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio, Conte deve ricompattare la maggioranza e ricostruire la sua immagine, sul fronte interno e su quello internazionale. Il premier si gioca tutto, il ruolo dell’Italia in Europa, il suo futuro politico e soprattutto il destino del Paese, uno dei più colpiti dalla furia del virus.

In questo quadro Conte inserisce un altro tassello del mosaico con cui spera di convincere i «falchi» dell’Europa, quella «riforma organica del fisco» costruita assieme al ministro dem dell’Economia su tre pilastri: progressività, semplificazione e riduzione delle tasse alle famiglie. In settimana Roberto Gualtieri aprirà il tavolo e i sindacati saranno coinvolti, forse già con un incontro a Palazzo Chigi. Ieri all’Eur Conte ha avuto un lungo colloquio a porte chiuse con i tre leader di Cgil, Cisl e Uil. A Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri il premier ha proposto «un dialogo franco, senza prendersi in giro». E di certo, costretto a subire gli attacchi dei vertici di Confindustria, Conte ha tutto l’interesse a costruire un asse con i sindacati, in vista dell’autunno infuocato che si annuncia. «Il clima durante l’incontro era molto buono», tengono a dire a Palazzo Chigi al termine di un’altra giornata in salita. Oltre alle bordate della destra da piazza del Popolo, al premier tocca infatti parare i rimproveri che arrivano dai «big» del Pd.

«Questo governo, che sarebbe pure dalla mia parte, non ha una linea chiara», lamenta il sindaco di Milano Beppe Sala. E Conte questa volta risponde al fuoco amico: «Quello alle spalle è un ventennio perduto, per questo stiamo provvedendo a invertire la tendenza che ci vede fragili e incapaci nella spesa per gli investimenti». Un ventennio che ha visto a Palazzo Chigi non solo uomini di destra come Berlusconi, ma anche democratici come Amato, Prodi, Letta, Renzi e Gentiloni. Adesso in piazza Colonna c’è lui e deve dimostrare che la musica è cambiata. A inizio settimana il dl Semplificazioni sarà pronto e Conte è sicuro che darà impulso alla ripresa: «Non è possibile esitare. È il momento del coraggio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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