19 gennaio 2020 - 11:26

Roma, neonata salvata dal soffocamento da un carabiniere: «Ho pianto lacrime di gioia»

Angelo Perillo era fuori servizio. Di origine lucana in forze alla compagnia Trionfale, è stato richiamato dalle urla disperate dei genitori della piccola che ha meno di un mese. La causa probabilmente un rigurgito. Trattenuta in osservazione al Bambino Gesù

di Rinaldo Frignani

Roma, neonata salvata dal soffocamento da un carabiniere: «Ho pianto lacrime di gioia»
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Il brivido addosso al pensiero che senza quel trasloco deciso all’ultimo momento in un giorno di riposo non avrebbe mai incontrato la piccola Marta. Il nome è di fantasia, la storia purtroppo no. Anche se il lieto fine ammortizza, e tanto, il terrore comune di ritrovarsi davanti a una situazione del genere e non sapere cosa fare. Angelo Perillo, 37 anni, vice brigadiere dei carabinieri, il problema non se l’è nemmeno posto, perché lui nel primo pomeriggio di sabato non ha avuto dubbi su come soccorrere una bimba di appena 20 giorni che rischiava di soffocare per un rigurgito. Adesso però, a mente fredda, durante il viaggio di ritorno dalla casa al mare a Cerveteri, vicino Roma, il ricordo di quella piccolina «immobile, in braccio al papà, con gli occhi sbarrati, la pelle di un colore che non lasciava presagire nulla di buono» fa commuovere il sottufficiale dell’Arma, che ogni giorno lo passa sulle autoradio della compagnia Trionfale a pattugliare quella fetta di Capitale.

«La bimba era cianotica, non si muoveva»

«Non so se è stato il destino che ci ha messo sulla stessa strada», spiega Perillo, che ieri mattina è tornato a Roma, in via Simone de Saint Bon, a Prati, davanti al negozio di abbigliamento dove alle 13 di sabato è entrato di slancio dopo aver sentito le grida d’aiuto di una donna. «Era la mamma, era disperata, urlava, chiedeva un medico - racconta il sottufficiale -, mi sono precipitato nel negozio, la bimba era in braccio al padre, non si muoveva». Perillo ha una compagna e un figlio di un anno e mezzo. «Sono un papà, sabato notte ero ancora scosso, me lo sono messo vicino, abbiamo dormito abbracciati tutta la notte. Sono cose che ti toccano, non ti lasciano più», dice ancora il vice brigadiere. «Perché è stato un caso che sabato avessimo deciso di portare dei mobili dalla nostra casa a Prati in quella al mare. Mi chiedo: e se non fossi passato? Se fossi stato lì qualche minuto prima o dopo? Sono fiero di essere un carabiniere, siamo addestrati anche ad affrontare queste evenienze, ma qui si va oltre», sottolinea.

«Per vederla di nuovo l’aspetto fuori dall’ospedale»

Originario di Venosa (Potenza), indossa la divisa da 18 anni. «Non sono abituato a tutto questo clamore ma sono felice che sia andato tutto per il meglio. L’importante è che la bambina stia bene. Sapete una cosa? Non so nemmeno come si chiama. Non l’ho chiesto al papà, eppure ci siamo sentiti anche oggi. Abbiamo pianto per telefono, come avevamo già fatto in quel negozio non appena la piccola ha ricominciato a respirare, prima di mettersi a urlare». Il segno che si era ripresa, che il peggio era passato: Marta è ricoverata in osservazione al Bambino Gesù, presto sarà dimessa. «E solo allora vorrò incontrarla di nuovo insieme con la mamma e il papà. Mi sembra giusto così», dice Perillo che ricorda quei drammatici momenti: «Come carabinieri siamo addestrati di continuo anche sulle manovre di disostruzione, certo con una bimba così piccola è un’altra cosa, ma è andata bene. La madre era sotto choc, terrorizzata. Con il papà abbiamo steso sul pavimento la piccola, ci siamo inginocchiati accanto a lei e così ho cominciato a massaggiarle lentamente il collo, facendo lievi pressioni sulla schiena e sullo sterno. Era cianotica, le abbiamo spinto indietro la testa e ho continuato con l’intervento. Nel frattempo ho allertato il 118 perché mandasse un’ambulanza. Tutto sarà durato tre-quattro minuti, poi la piccola si è ripresa. Vederla viva in braccio alla mamma è un’immagine che non dimenticherò mai».

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