6 agosto 2020 - 15:27

Ecco il vero volto di Raffaello: dalla ricostruzione in 3D la conferma

Il progetto curato dall’università Tor Vergata: utilizzato un calco in gesso del cranio del «divin pittore» realizzato nel 1833, quando furono riesumati i resti conservati nel Pantheon

di Redazione Roma

Ecco il vero volto di Raffaello: dalla ricostruzione in 3D la conferma
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I resti custoditi nella tomba del Pantheon a Roma appartengono a Raffaello Sanzio. La conferma viene dalla prima ricostruzione facciale in 3D fatta a partire da un calco dei resti del pittore, ad opera dell’università Tor Vergata di Roma, che è stata confrontata con gli autoritratti conosciuti dell’artista. Lo studio, annunciano gli stessi scienziati, sarà prossimamente sottoposto per la pubblicazione alla rivista Nature. «Questa ricerca - dice Olga Rickards, una delle principali esperte mondiali di antropologia molecolare - fornisce per la prima volta una prova concreta che lo scheletro riesumato nel Pantheon nel 1833 appartiene a Raffaello».

Nell’anno del 500esimo anniversario della morte di Raffaello Sanzio da Urbino (1483-1520), il centro di Antropologia molecolare per lo studio del Dna antico del dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, in collaborazione con la Fondazione Vigamus e l’accademia Raffaello di Urbino, realizza una ricostruzione tridimensionale computerizzata del volto in età matura di Raffaello Sanzio, uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano, per accertare l’identità dei resti custoditi nella tomba del Pantheon. «A questo scopo è stato utilizzato un calco in gesso del cranio di Raffaello prodotto dal formatore Camillo Torrenti nel 1833 in occasione della riesumazione dell’artista e ora in mostra nel Museo Casa Natale di Raffaello di proprietà dell’Accademia Raffaello», spiega Luigi Bravi, presidente dell’Accademia in Urbino.

Il dubbio ricorrente sull’identità dei resti ritrovati ha tormentato per secoli i numerosi ammiratori del “divin pittore” definito da Giorgio Vasari “un dio mortale”. «Finora, nonostante l’accuratezza delle indagini svolte in quell’anno (1833) dall’anatomista Antonio Trasmondo, principale artefice dell’ultima riesumazione di Raffaello, eseguita con i metodi non risolutivi del tempo ma all’avanguardia per l’epoca, non vi era certezza che i resti ritrovati e conservati nel Pantheon fossero realmente quelli del Sanzio», dichiara Mattia Falconi, associato di Biologia molecolare all’Università Roma Tor Vergata. L’obiettivo di questo lavoro scientifico, è stato quello di realizzare una ricostruzione realistica e riproducibile, del volto di Raffaello, morto prematuramente all’età di 37 anni, molto probabilmente di polmonite. «La ricostruzione facciale rappresenta una tecnica interdisciplinare in grado di ricreare con buona approssimazione, basandosi esclusivamente sulla morfologia del cranio, il volto di una persona al momento della sua morte.

Questa procedura è stata ampiamente utilizzata per svelare i volti di resti craniali di rilevanza archeologica e storica, nonché per l’identificazione quando utilizzata in ambito forense», spiegano Cristina Martinez-Labarga, associato di Antropologia forense a «Tor Vergata», e Raoul Carbone, Grafica 3D applicata alle Scienze forensi, presidente della Fondazione Vigamus. La ricostruzione è stata eseguita manualmente al calcolatore. Questo tipo di procedura estremamente flessibile consente un’elaborazione fluida, come scolpita a mano, e la creazione di un prodotto realistico con infinite possibilità di rendering. Inizialmente, è stato determinato il profilo biologico dell’individuo in esame. «L’analisi morfologica e metrica del calco conservato presso la casa natale dell’artista ci ha permesso di stabilire che il cranio, mostrando caratteristiche fisiche compatibili con l’aspetto del personaggio, poteva appartenere a Raffaello Sanzio, giustificando in questo modo una eventuale fase di ricostruzione 3D del volto. I risultati finali ottenuti sono coerenti e completamente sovrapponibili con il profilo del grande Urbinate che ci è stato trasmesso da prove storiche e dalle sue opere artistiche», spiega Falconi.

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