13 settembre 2019 - 13:33

Stupro di Viterbo, Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi ai domiciliari

Disposta la scarcerazione per i due ex militanti Casapound che violentarono una donna di 36 anni in un pub. Applicato il braccialetto elettronico e chiesto il giudizio immediato

di Stefania Moretti

Stupro di Viterbo, Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi ai domiciliari
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Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, ai domiciliari con braccialetto elettronico. Tornano a casa i due viterbesi ex militanti di CasaPound arrestati per lo stupro di donna di 36 anni , in un pub che, fino a primavera, risultava tra le sedi ufficiali del movimento di estrema destra. Entro venerdì lasceranno il carcere Mammagialla, dov’erano rinchiusi dal 29 aprile.

La procura vuole il processo subito

La decisione del gip di Viterbo Rita Cialoni è arrivata in mattinata, su richiesta degli avvocati Giovanni Labate, Domenico Gorziglia e Marco Valerio Mazzatosta. Nessuna possibilità di inquinare le prove, avrebbe scritto il gip nel provvedimento. Né di fuga o reiterazione del reato. Soprattutto ora che il pm Michele Adragna, dopo la consegna della consulenza tecnica sui cellulare dei due, ha sigillato l’indagine con una richiesta di giudizio immediato: processo veloce, saltando l’udienza preliminare. Una linea scelta dagli inquirenti quando ritengono di avere solidi elementi a carico degli indagati. Il giudice dovrà decidere anche su questo. E alle difese, in caso di ok al processo lampo, si prospetta la possibilità di chiedere il rito abbreviato.

Lei inerme, loro «attori» del film della violenza

I due esponenti dell’estrema destra viterbese, 19 e 21 anni, con un passato in Blocco studentesco, sono indagati per violenza sessuale di gruppo e lesioni. È stata una donna di 36 anni a denunciarli, il 12 aprile: li aveva conosciuti la notte prima, in un pub a Viterbo. Chiacchiere, qualche drink e poi l’invito ad andare con loro in un circolo privato: l’Old Manners Tavern in piazza Sallupara, ritrovo dei neofascisti viterbesi. L’ordinanza che ha spedito in carcere Licci e Chiricozzi, firmata dallo stesso gip Rita Cialoni, ripercorre la notte brava al pub attraverso i video girati col telefonino dagli stessi indagati: lei inerme, annebbiata dall’effetto dell’alcol e di alcuni farmaci che stava prendendo; loro impegnati a consumare rapporti sessuali a favor di telecamera, tra bestemmie, corna all’obiettivo, insulti e minacce alla donna. “Reiterati abusi sessuali”, scrisse il giudice in dieci durissime pagine. Ma i due si sono sempre difesi parlando di rapporti consensuali.

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