Sport

Robinho arrestato in Brasile: deve scontare la condanna per stupro inflittagli a Milano. Respinta la richiesta di sospensione della pena

Robinho in campo con il Milan nel 2013
Robinho in campo con il Milan nel 2013 (afp)

La decisione del giudice della Corte suprema. L’ex calciatore rossonero, arrestato nella sua villa, condannato a 9 anni per la violenza sessuale commessa con altri nel 2013 in una discoteca milanese

2 minuti di lettura

Robinho è stato arrestato in Brasile e andrà in prigione per cominciare a scontare i nove anni di detenzione inflittagli in Italia per violenza sessuale. L'ex calciatore della nazionale brasiliana e del Milan, Robson de Sousa, è stato arrestato dalla polizia federale dopo che il giudice della Corte suprema (Stf) Luiz Fux ha respinto la richiesta dei suoi avvocati di sospendere l'esecuzione della condanna comminata dal tribunale di Milano nel 2017 e che per decisione della magistratura brasiliana sarà scontata nel Paese sudamericano.

L'atleta si trovava con la famiglia nella sua villa di Guaruja, sul litorale paulista, quando è stato raggiunto dagli agenti per esser condotto prima presso la sede della polizia federale di Santos e poi, dopo le formalità di rito, nella notte è stato trasferito nel complesso penitenziario di Tremembé, nell'entroterra dello Stato di San Paolo, conosciuto come la prigione delle celebrità. Qui vengono mandati i condannati che, perché famosi o legati a delitti che hanno avuto grande ripercussione nell'opinione pubblica, sono considerati a rischio negli istituti penitenziari comuni. È dove si trovava anche l'ex portiere del Santos Edinho, figlio di Pelé, quando scontava una pena per riciclaggio di denaro.

L'ingresso del complesso residenziale di Guaruja dove vive Robinho
L'ingresso del complesso residenziale di Guaruja dove vive Robinho 

La difesa di Robinho sostiene che la decisione dei giudici del Supremo tribunale di giustizia di omologare la sentenza italiana sia incostituzionale e, per questo, confidando in una possibile revisione dal provvedimento da parte della Corte suprema - ultimo possibile ricorso giudiziario - aveva chiesto di rinviare il momento del trasferimento in carcere. "È plausibile che la Corte suprema ci dia ragione, ma per poter presentare il ricorso dobbiamo aspettare di leggere le motivazioni della sentenza e non sappiamo quando sarà possibile". Per questo, considerato che il calciatore "non ha intenzione di sottrarsi alla giustizia" è giusto che aspetti in libertà la decisione inappellabile della Corte, aveva dichiarato alla stampa l'avvocato José Eduardo de Alckmin.

Caso Robinho, la legge del Brasile impedisce l’estradizione dei suoi cittadini

Nordio chiede al Brasile l’esecuzione della pena per Robinho. Ma l'istanza, presentata con "urgenza", è stata affidata alla valutazione del giudice di turno Fux, che in poche ore si è espresso contro la richiesta.

I magistrati del Supremo tribunale di giustizia avevano deciso per l'immediata carcerazione considerati i lunghi anni che Robinho ha trascorso in libertà dopo la condanna definitiva in Italia, a cui si era sottratto trasferendosi in Brasile, sapendo che la legge del Paese sudamericano impedisce l'estradizione dei suoi cittadini.

Il calciatore era stato condannato in via definitiva in Italia per lo stupro di gruppo di una giovane albanese avvenuto nel 2013 in una discoteca di Milano. La vittima era "incosciente" a causa dell'abuso di alcol. Robinho e i cinque complici hanno sempre affermato che la vittima era consenziente.

La violenza sessuale in discoteca: ecco perché è stato condannato Robinho

Secondo le indagini del pm Stefano Ammendola, l'ex fantasista carioca, quattro stagioni al Milan tra il 2010 e il 2014, la notte del 22 gennaio 2013, avrebbe fatto bere la 23enne fino al punto da renderla incosciente e lui e gli altri (quattro mai rintracciati) l'avrebbero violentata a turno, senza che lei potesse opporsi, in un guardaroba di un locale della movida milanese, dove la giovane si era recata per festeggiare il compleanno.

Le motivazioni della sentenza spiegano che l'ex punta rossonera e i "complici" hanno manifestato "particolare disprezzo" nei confronti "della vittima che è stata brutalmente umiliata". Tra l'altro, il Santos, squadra carioca per la quale il calciatore era tornato a giocare dopo esperienze col Manchester City e in Turchia, aveva deciso nel 2020 di sospendere il contratto a Robinho dopo la pubblicazione sui media brasiliani di intercettazioni del processo che già nel 2017 si era chiuso in primo grado.

"Il senso della vicenda, a prescindere dai risvolti mediatici, è per tutte le vittime di violenza quello di denunciare, di procedere, di non avere paura anche se dall'altra parte magari c'è il personaggio ricco e famoso e noi oggi siamo assolutamente soddisfatti, abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia brasiliana". Così l'avvocato Jacopo Gnocchi, legale della vittima.

"E' l'epilogo corretto - ha chiarito il legale - di un processo celebrato regolarmente in Italia, con tutte le garanzie del caso, dove alla fine c'è stato un riconoscimento di piena colpevolezza". Ora, aggiunge, "il processo deve riprendere per gli altri quattro imputati, perché per loro il processo si è congelato poiché irreperibili e si provvederà a notificare gli atti in Brasile e verrà celebrato anche nei loro confronti".

I commenti dei lettori