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Finals Nba, Wiggins show: Golden State a un passo dal titolo, Boston ko in gara 5

Wiggins al tiro
Wiggins al tiro (ansa)
I Warriors vincono 104-94 e si portano sul 3-2, ad un successo dall'anello. Nella serata in cui Curry non segna neanche un canestro da tre punti, a prendersi la scena è il ragazzo dell'Ontario (26 punti e 13 rimbalzi). Nella notte tra giovedì e venerdì la sesta sfida in casa dei Celtics
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Nella notte in cui Stephen Curry non realizza neanche un canestro da tre dopo 133 partite consecutive di playoff, la più lunga striscia nella storia Nba, ci pensa Andrew Wiggins a spaccare la partita con Boston (104-94) e a portare i Golden State Warriors sul 3-2 e a una partita dal titolo.

Il figlio della campionessa medaglia d'argento alle Olimpiadi di Los Angeles, il sesto giocatore più giovane a superare i seimila punti, il ragazzo dell'Ontario soprannominato Maple Jordan, Junior Jordan, The Prospect, Mr. Fantastic e Wiggs, realizza 26 punti e 13 rimbalzi, somma non solo algebrica di una partita che i Warriors avevano impostato per la prima volta proprio su di lui, grazie a una formula da parrocchia sempre valida: difesa aggressiva e contropiede, cercando le penetrazioni di Wiggins.

Andrew, 27 anni, ha colpito da tutte le parti: sotto canestro, schiacciando, in volo alla Antetokounmpo, con il gancio da metà area e dalla distanza. La solidità del canadese è arrivata nella serata in cui Golden State non è stata Golden State, cioè il solito circo Barnum di conclusioni dal cortile di casa, ma ha sparacchiato tutto quello che era possibile nel tiro da tre, (9 su 40 tentativi realizzati), con Curry autore di un insolito 0-9 dall'arco.

Wiggins è stato il sicuro terminale offensivo dei primi due quarti, chiusi con i Warriors avanti 51-39, poi la stampella sui cui i compagni si sono aggrappati quando, nel terzo quarto, i Celtics aveva ribaltato il risultato con un parziale di 19-4 (55-52 a metà frazione) poi ridotto a 35-24. E sempre Wiggins è diventato il trascinatore nell'ultimo quarto, quando i Warriors hanno piazzato il parziale che ha lanciato i padroni di casa.

Steph Curry a canestro
Steph Curry a canestro (reuters)

Tra i momenti chiave, l'ennesima pazzesca conclusione da tre di Jordan Poole, stavolta sulla sirena del terzo quarto, che ha portato di nuovo avanti i Warriors (75-74), dando una nuova scossa alla gara. Probabilmente qualcuno comincia a pensare che Poole meriterebbe un Emmy per lo spettacolo o l'Oscar per gli effetti speciali. La sua conclusione, così fatale come quella di gara 2, è arrivata dopo che gli imperturbabili Celtics avevano rimontato nel terzo quarto lo svantaggio, facendo pensare a una riedizione della Gara 1 vinta da Boston.

Ma Golden State, quando è in serata, è bravissima a lasciare gli avversari con un senso di frustrazione. Se stavolta le cose sono andate diversamente da Gara 1 è stato proprio grazie a Wiggins, che - nel momento di vera crisi dei californiani - ha mostrato a tutti, compresi i compagni, quanto fosse importante cercare banalmente la conclusione da due punti, tirando da tre metri o, in modo quasi eversivo a San Francisco, addirittura da sotto canestro.

Due punti sicuri invece dei numeri da circo spesso aiutano a costruire le vittorie. Se i Celtics erano riusciti a non farsi travolgere all'inizio (sotto di 11 alla fine del primo quarto, 27-16) è stato proprio perché non cercano mai la conclusione da tre a tutti i costi, magari la preparano, la fintano per innescare una penetrazione per due punti sicuri. Ma stavolta hanno trovato sulla loro strada uno che starebbe bene anche con Boston, uno che non voleva fare il funambolo, ma il giocatore concreto. Contro lo strapotere fisico e il talento del canadese, sono rimbalzati Derrick White, Al Horford e Grant Williams. Adesso il match-ball è di Golden State, prima squadra di questa serie finale a vincere due partite consecutive. Nella notte italiana tra giovedì e venerdì Boston ha una sola possibilità: vincere. I Celtics saranno diversi da lunedì sera. Ma il discorso vale anche per Curry.

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