Esteri

Congo, morte Attanasio: rimpallo di responsabilità sul viaggio. L'ambasciata: Kinshasa sapeva

(fotogramma)
Con una nota datata 15 febbraio l'ambasciata d'Italia aveva informato il ministero degli Esteri della Rdc della missione che intendeva compiere il nostro diplomatico a Goma. Ma il protocollo di Stato, quella sera stessa, era stato informato dell'annullamento
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Rimpallo di responsabilità tra l'ambasciata italiana, Kinshasa, World Food Programme e il governo congolese, sull'uccisione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci il 22 febbraio a 25 chilometri da Goma.

In un primo momento Kinshasa aveva dichiarato di non essere a conoscenza del viaggio al Nord di Attanasio, declinando qualsiasi responsabilità sull'assenza di scorta armata al convoglio, non blindato, del World Food Programme. Il Wfp da parte sua, nei momenti successivi all'attacco, ha sostenuto che la strada fosse classificata come verde, quindi percorribile senza necessità di un apparato di sicurezza.

Oggi si viene a sapere che l'ambasciata d'Italia aveva effettivamente informato il ministero degli Esteri della Repubblica democratica del Congo della missione che intendeva compiere a Goma, con una nota verbale inviata il 15 febbraio scorso.

(ansa)

Ma il protocollo di Stato, quella sera stessa, era stato informato dell'annullamento della missione dell'ambasciatore Luca Attanasio. Lo si legge in un tweet di AfricaNews Media Rdc, che pubblica la foto di un documento della Direzione nazionale del Protocollo di Stato, firmato oggi da Banza Ngoy Katumve, direttore del Protocollo, che ricostruisce: "Lunedì 15 febbraio 2021, la Direzione ha ricevuto la nota verbale n.prot.219 proveniente dall'ambasciata d'Italia a Kinshasa, inviata lo stesso giorno, con la quale si chiede l'accesso alla sala diplomatica dell'aeroporto internazionale di Ndjili per l'ambasciatore Luca Attanasio, accompagnato dal console Alfredo Russo, e dal carabiniere Vittorio Iacovacci, insieme all'autista Floribert Basunga, che si recheranno a Goma e Bukavu dal 19 al 24 febbraio 2021, avendo come motivo una visita alla comunità italiana delle due città".

"Nella stessa data, a fine giornata, l'ambasciatore d'Italia ha fatto visita al direttore del Protocollo di Stato per annunciargli che questo viaggio non ci sarebbe più stato e che sarebbe stata inviata a tal fine una nota alla direzione". Per cui, "la direzione è rimasta sorpresa nell'apprendere nelle prime ore della mattina del 22 febbraio attraverso i media che l'ambasciatore era stato assassinato mentre era in attesa della nota che annullava la prima. Dopo la verifica, ha appreso che il dramma era avvenuto sulla strada Goma-Rutshuru con un convoglio del Wfp, che non era stato menzionato nella nota verbale".

Dunque, conclude la nota, "l'Antenna del Protocollo di Stato all'aeroporto di Ndjili è stata contattata per verificare se l'ambasciatore avesse utilizzato la sala per il suo imbarco come richiesto nella nota verbale, ma gli agenti deputati a questo servizio non l'hanno mai visto imbarcarsi".

La questione macchina blindata o no della Farnesina sembrerebbe superflua. Anche se l'ambasciata avesse avuto una flotta di auto blindate, non le avrebbe certo potute usare per il Kivu: 2500 km di distanza.

La vita di Attanasio, Iacovacci e Milambo era nelle mani del World Food Programme, e in seconda battuta del governo congolese. Ci vorrà tempo per capire cosa è successo veramente. E forse non si saprà mai. Sul campo, a capo delle indagini, il generale di polizia, Vital Awashango, capo delle forze dell'ordine del North Kivu, sospeso nel 2019 per aver aggredito malamente un sospettato durante un interrogatorio.