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Indonesia, precipita in mare un Boeing partito da Giacarta: 62 le persone a bordo

Sparito dai radar poco dopo il decollo. Secondo gli specialisti, il velivolo avrebbe perso 3 mila metri di quota in appena 60 secondi. Tra i passeggeri, sette bambini. Recuperati i primi rottami nelle acque a nord della capitale
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BANGKOK – C’erano 62 persone a bordo dell’aereo nel loro ultimo viaggio concluso in una terribile picchiata nel mare di Giava, in Indonesia. Sette erano bambini, 43 gli adulti, 12 i membri dell’equipaggio. Erano appena partiti dalla capitale Giakarta alle 14.30 del pomeriggio di ieri diretti a Pontianak sull’isola del Borneo, oggi Kalimantan, in gran parte per motivi familiari e d’affari, visto il crollo del turismo a causa del Covid.

Ma parenti, fidanzati e amici hanno atteso invano l’ora e mezza di volo prevista prima dell’atterraggio. Nemmeno cinque minuti dal decollo - secondo i rilievi di specialisti radar - l’aereo ha perso 3000 metri di quota in appena 60 secondi, un fatto per ora inspiegabile anche se imperversavano piogge pesanti nell’area, nota come le Mille isole, visibili a quell’altezza in giornate serene. Tra due di queste, Laki e Lancang, è precipitato il Boeing 737-500 della compagnia a basso costo Sriwijaya Air vecchio di 26 anni ma considerato in buone condizioni. I suoi detriti sarebbero stati avvistati e in minima parte recuperati al largo delle coste, anche se manca conferma ufficiale prima del loro esame.

La compagnia non aveva avuto incidenti di rilievo nei suoi 17 anni di servizio, ma nel 2007 era stata messa al bando dalle autorità europee dell’aviazione per inadeguata sicurezza come tutti i 59 vettori indonesiani, riammessi solo nel 2018 con nuovi standard. Oggi Sriwijaya è al terzo posto nell’esteso arcipelago con un traffico di quasi un milione di passeggeri al mese tra Giacarta e 53 destinazioni in Indonesia e Paesi limitrofi.

Il Boeing precipitato ieri non è del modello 737 Max tristemente celebre per essere precipitato due volte in pochi mesi tra il 2018 e l’anno successivo facendo quasi 350 vittime. Il primo cadde anche allora nel mare di Giava, l’altro in Etiopia. Solo a quel punto la compagnia – che ha pagato di recente salate multe per i suoi errori - si rese conto che qualcosa non andava in un fusibile del pilotaggio automatico, alla cui volontà i piloti non sapevano e potevano opporsi. I macchinari di bordo fecero infatti orientare entrambi gli aerei col muso in basso, proprio come sembra sia accaduto ieri al volo Sriwijaya, che a dispetto del nome (“Fortunato Vittorioso”) potrebbe avere incontrato analoghe disgraziate circostanze tecniche del 737 Max. 

Lo stesso mare attorno all’isola principale di Giava del resto è stato più volte la destinazione finale di voli gremiti di sfortunati passeggeri. Non solo ieri e nel 2018 ma anche sei anni fa, quando un aereo AirAsia si schiantò in acque giavanesi con 162 persone a bordo mentre volava da Surabaya a Singapore. 

Le autorità indonesiane hanno dislocato sul luogo del presunto impatto avvenuto alle 14.40 di sabato (un pescatore ne sarebbe stato testimone) 5 navi da guerra, aerei da ricognizione e sommozzatori, anche se in poche ore col buio le ricerche si sono in gran parte fermate. Il volo ha perso contatto a 11 miglia nautiche a nord dell'aeroporto Soekarno-Hatta mentre saliva da un'altitudine di 3300 metri a 4000. Poi la misteriosa discesa a naso in giù che tornerà a far discutere ancora se sia stata colpa dell’uomo o di chi ha fabbricato le macchine.