Economia

Produzione industriale giù dell'11,4% nel 2020. Istat: "Con il Covid la forza lavoro scende di 596 mila persone"

Per l'industria è il secondo peggior risultato dall'inizio della serie storica del 1990
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MILANO - Le chiusure per il coronavirus hanno fatto precipitare le industrie italiane in una situazione che non si vedeva dal 2009, quando la crisi finanziaria era diventata una crisi economica: il 2020 si chiude infatti con una diminuzione della produzione industriale rispetto all'anno precedente dell'11,4%, il secondo peggior risultato dall'inizio della serie storica (che parte dal 1990), dopo la caduta registrata nel 2009. La flessione, spiega l'Istituto di statistica, è estesa a tutti i principali raggruppamenti di industrie e, nel caso dei beni di consumo, è la più ampia mai registrata. E non è l'unico dato sfornato dall'Istat a tratteggiare la pesantezza del 2020 economico:

 

Nel solo mese di dicembre, ultimo analizzato dagli statistici, l'indice destagionalizzato della produzione ha perso ancora uno 0,2% rispetto a novembre. Corretto per i diversi giorni lavorativi del 2019, il calo annuo è stato del 2%. Nella media del quarto trimestre 2020 la flessione è dello 0,8% rispetto al trimestre precedente.

L'indice destagionalizzato mensile mostra a dicembre 2020, indica inoltre l'Istat, un aumento congiunturale sostenuto per l'energia (+1,8%) e un più modesto incremento per i beni intermedi (+1,0%), mentre diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-0,8%) e, in misura più contenuta, i beni di consumo (-0,3%). Nel confronto annuo, si registra un incremento tendenziale solo per i beni intermedi (+4,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo pronunciato per i beni di consumo (-9,8%) e meno marcato per gli altri aggregati (-2,1% per i beni strumentali e -0,7% per l'energia). I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi rispetto a dicembre 2019 sono la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+10,9%), la fabbricazione di prodotti chimici (+7,5%) e la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+6,8%). Viceversa, le flessioni maggiori si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-28,5%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-16,5%) e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-10,9%).

L'impatto del Covid: 596 mila persone fuori dalle forze lavoro

In una seconda pubblicazione, la nota mensile sull'economia, l'Istat rimarca che "le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da un elevato livello di incertezza. A gennaio, l'indice di fiducia dei consumatori ha mostrato una sostanziale stabilità mentre le attese sulla disoccupazione hanno registrato un deciso peggioramento. Anche i giudizi sul clima personale e su quello futuro hanno segnalato un arretramento". Sul fronte del lavoro si rimarcano "decisi segnali negativi, con un calo congiunturale dell'occupazione e un aumento della disoccupazione e dell'inattività, interrompendo il processo di recupero dei mesi precedenti". Considerando la media del quarto trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019, è possibile, secondo l'Istat, cogliere una "prima indicazione complessiva dell'impatto della crisi sul lavoro: le forze di lavoro hanno segnato un calo di 596mila unità, con un contributo negativo sia degli occupati (-432mila unità) sia dei disoccupati (-164mila unità) che, in parte, si è tradotta in un aumento degli inattivi (+429mila unità)".

"A dicembre - rileva ancora l'Istat - le vendite al dettaglio, misurate in volume, sono tornate ad aumentare rispetto al mese precedente (+2,5%) trainate dalle spese in beni non alimentari (+4,5%). Nel periodo gennaio-dicembre, il totale delle vendite in volume (-6,2%) è risultato fortemente condizionato dalla riduzione delle spese in beni non alimentari (-12,2%) solo parzialmente compensata dall'aumento di quelle in beni alimentari (+2,1%). Le misure di contenimento sociale hanno determinato una decisa ricomposizione del commercio al dettaglio per forma distributiva, con un marcato aumento per le transazioni elettroniche (+34,6% in valore)", ricorda l'Istat.

Bankitalia: accelera la crescita dei depositi

Un altro elemento pubblicato in giornata mette in evidenza quanto ancora la prudenza domini sulla percezione dell'evoluzione economica: accelera la crescita dei depositi bancari a dicembre. Secondo quanto si ricava dalle tabelle della Banca d'Italia sono cresciuti dell'11,1 per cento sui dodici mesi (contro l'aumento dell'8,7 in novembre). La raccolta obbligazionaria è invece diminuita del 7,6 per cento sullo stesso periodo dell'anno precedente (-9,0 in novembre).