Economia

Usa, causa contro Google e Facebook: manipolano il mercato pubblicitario

Usa, causa contro Google e Facebook: manipolano il mercato pubblicitario
Il Texas e altri nove stati muovono azione legale contro gli accordi tra i due colossi che ostacolano la concorrenza delle inserzioni
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ROMA - I procuratori generali del Texas - e di altri nove Stati Usa - hanno deciso di intentare una causa comune contro il colosso del web Google accusando il colosso delle ricerche online di "abusare del suo potere monopolistico" per minare la competizione nel mercato delle pubblicita' online. In particolare, vogliono mettere sotto accusa gli accordi sottoscritti da Google con Facebook, a partire dal 2018, con i quali sarebbero stati dirottate inserzioni pubblicitarie privilegiando il social di Mark Zuckerberg a discapito della concorrenza.  La nuova offensiva viene due mesi dopo che il dipartimento di Giustizia, affiancato da 11 stati, ha accusato Google di utilizzare la sua rete di contratti e partnership con altre imprese per bloccare la distribuzione dei motori di ricerca rivali.

"Sono orgoglioso di annunciare che il Texas ha presentato un'azione da parte di diversi Stati contro Google per condotta anticoncorrenziale", ha dichiarato il procuratore generale del Texas, Ken Paxton. Il procuratore generale ha accusato Google di "usare il suo potere per manipolare il mercato, distruggere la competizione e danneggiare voi, i consumatori. Non e' ammissibile che Google abbia di fatto neutralizzato la competizione, e si sia auto-incoronata responsabile dell'advertising online".

Nella documentazione presentata dai 10 Stati Usa - ben 118 pagine in tutto - si afferma che Google abbia fatto ricorso a "tattiche illegali" per sottoporre al proprio controllo editori ed exchange, "sino a monopolizzare il mercato delle pubblicazioni e dei server e proiettare il suo exchange pubblicitario al primo posto, pur avendo fatto il proprio ingresso in quei mercati assai piu' tardi della competizione".

I dieci Stati sostengono inoltre che la posizione monopolistica di Google si traduca in una tassa di fatto sui consumatori statunitensi, sotto forma di prezzi maggiori e una inferiore qualita' dei servizi.  Secondo la stampa Usa, il Texas intende affidare l'azione legale a Ken Starr, il procuratore protagonista dell'impeachment di Bill Clinton.

Poichè google vende tecnologia sia agli acquirenti che ai venditori di pubblicità, e al tempo stesso gestisce la piattaforma di scambio, il ruolo è considerato come quello di un lanciatore nel baseball che al tempo stesso è anche ricevitore e arbitro. Secondo la denuncia, Google controlla il 90% del mercato per gli strumenti di tecnologie utilizzati dagli editori per vendere le loro pubblicità online. Google - è l'accusa - usa quel potere, insieme al fatto che vende tecnologia alle aziende che comprano pubblicità - per canalizzare le transazioni verso la propria piattaforma di scambio.

Facebook - come ha fatto notare l'agenzia Radiocor - aveva sostenuto una tecnologia alternativa che avrebbe indebolito la capacità di Google di canalizzare le transazioni attraverso il proprio mercato facendo del social network un potenziale rivale. Ma Facebook, accusano gli stati, ha lasciato cadere quell'idea dopo che Google le ha offerto "un accesso speciale alle aste" dando al sociale network un trattamento preferenziale.

Facebook non è indicata come imputata nell'azione legale mentre Google ha definito l'azione legale come del tutto infondata.  'I prezzi della pubblicita' online sono calati nel corso dell'ultimo decennio - si legge in un comunicato - e stanno calando anche i prezzi per la tecnologia per la pubblicità. I prezzi di Google per questa tecnologia sono inferiori alla media del settore. Questi sono i tratti distintivi di un'industria altamente competitiva".

La decisione degli stati repubblicani di lanciare una propria azione legale anzichè includere anche gli stati a guida democratica, che erano parimenti coinvolti nella costruzione del caso, sembra indicare la volontà politica di guadagnare le luci dei riflettori nelle ultime settimane dell'amministrazioneTtrump per azioni di rilievo contro big tech. Secondo quanto riporta il Financial Times, un gruppo bipartisan di procuratori generali, guidato da Phil Weiser del Colorado, stava preparando per oggi un'azione legale separata incentrata sulla posizione dominante di google nel settore delle ricerche sul web.

"Le affermazioni del Procuratore Generale Paxton sulle tecnologie pubblicitarie sono infondate, nonostante ciò lo stesso Procuratore ha proceduto con le accuse, ignorando i fatti. Abbiamo investito in servizi di ad tech all'avanguardia che aiutano le aziende e creano benefici per i consumatori", è stata la risposta di Google. "I prezzi degli annunci digitali sono diminuiti nell'ultimo decennio e, con loro, anche le tariffe ad tech stanno calando. Le tariffe ad tech di Google sono inferiori alla media nel settore.Questi sono i tratti distintivi di un settore altamente competitivo. Ci difenderemo con determinazione in tribunale dalle accuse infondate mosse dal Procuratore Generale".