«Non cade nessun pezzo dal campanile di San Marco, né cadrà nessun pezzo. Non c’è nessun pericolo né per chi va sul campanile, né per chi ci passa sotto». È dall’alba che l’architetto Mario Piana, proto della Basilica di San Marco, ha il telefono che squilla. Tutti lo cercano per sapere se è vero quanto riportato nel titolo del Gazzettino di Venezia "Venezia. Dalla cima del campanile di San Marco si staccano pezzi: scattano i controlli su cuspide e fondamenta”.

“Nessun cedimento”

Nonostante il contenuto dell’articolo specifichi che non ci siano pericoli immediati, la voce di fratture si è diffusa a macchia d’olio, facendo andare Piana su tutte le furie. «È una finta notizia allarmistica» ribadisce il curatore del monumento. «Non c’è nessun pericolo che cadano pezzi di calcestruzzo armato che forma tutta la parte superiore della cella campanaria, ricostruita negli anni successivi al 1902 quando il campanile crollò».

Monitoraggio continuo

Per evitare un altro cedimento, che all’epoca non aveva comunque provocato vittime, i successivi costruttori realizzarono la parte in questione in calcestruzzo, materiale che all’epoca sembrava all’avanguardia, ma che non è proprio l’ideale per Venezia. Tuttavia il campanile, chiamato in veneziano el paron de casa, ha bisogno di essere sempre monitorato. «Abbiamo avviato un’ipotesi di monitoraggio appoggiandoci a uno studio di un celebre ingegnere di Treviso, Renato Vitaliani, che ci sta dando indicazioni su come raccogliere informazioni per poter ragionevolmente affrontare un eventuale problema futuro di consolidamento su tutta la parte di calcestruzzo, ma ripeto non è successo nulla».