Cronaca

(ansa)

Alpinismo, è morto Cesare Maestri, il ragno delle Dolomiti

Grande scalatore e pioniere del "sesto grado", aveva 91 anni

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TRENTO  È morto a oltre 91 anni Cesare Maestri, alpinista, grande arrampicatore, interprete della stagione del "sesto grado", soprannominato "il ragno delle Dolomiti". Lo ha comunicato il figlio Gian con un post su Facebook. "Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita. Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene".

La sua montagna è sempre stata il palcoscenico di un teatro e d'altronde l'intera famiglia si è sempre mossa sulle scene: i genitori erano attori girovaghi, la sorella Anna ha recitato accanto a Totò, Gino Cervi, Valentina Cortese. Anche lui sembrava destinato alla stessa carriera dopo aver combattuto nelle file della Resistenza, come il padre, ma resistette a Roma solo un paio d'anni, frequentando più le sezioni del Partito comunista che l'Università. Tornato fra le montagne, si stabilì a Madonna di Campiglio e da allora il centro della sua attività alpinistica furono le Dolomiti di Brenta, ma non solo. Dal 1950 comincia la sua carriera di scalatore, affrontando in solitaria vie di grande difficoltà come la Preuss al Campanil Basso, la Detassis-Giordani al Croz dell'Altissimo, la Soldà alla Marmolada. Durante una delle sue salite, arrivato in cima lanciò la corda e ridiscese arrampicando lungo la stessa parete. Il piacere della recita non lo abbandonò mai e, diventato un personaggio, si esibì spesso in televisione, ad esempio nel 1977 sulle cascate del Nardis gelate dall'inverno, assieme ad Ezio Alimonta.

La sua notorietà arrivò però a livello mondiale - e finì per perseguitarlo - con la salita del 1959 sulla parete nord del Cerro Torre, in Patagonia. Il suo compagno, Toni Egger, venne travolto in discesa da una valanga, lui stesso vagò incosciente alla base della montagna e fu ritrovato dal terzo membro della spedizione, Cesarino Fava. Dichiarò di essere arrivato in cima, ma di non avere prove della salita, essendo la macchina fotografica nello zaino di Egger. Le polemiche non si placarono e furono da lui ravvivate quando, nel 1970, tornò al "grido di pietra" - come lo definì Werner Herzog in un film tratto da un soggetto di Reinhold Messner - armato di compressore. La via, disegnata con i chiodi a pressione ma ripetuta più volte con ammirazione da chi lo seguì, si arrestava ai piedi del celebre fungo di ghiaccio che incorona il Cerro Torre, che lui comunque sostenne fino alla fine di aver salito già nel 1959. Non conta adesso seguire le dispute, mai placate, sulle due salite patagoniche. Maestri rimase comunque un grande alpinista, uno dei più grandi degli anni Sessanta, ma non smise di muoversi in montagna fino ad età avanzata. A 74 anni, nel 2002, assieme a due specialisti come Sergio Martini e Fausto De Stefani tentò un ottomila, lo Shisha Pangma, ma dovette fermarsi per il mal di montagna.

Alla carriera alpinistica affiancò una non meno importante attività letteraria, con almeno tre titoli entrati nella storia della narrativa di montagna: "Lo spigolo dell'infinito" nel 1956, "Arrampicare è il mio mestiere" nel 1964 e nel 1973, con la moglie Fernanda, "2000 metri della nostra vita". E assieme a lei, nel centro di Madonna di Campiglio, aprì La Bottega di Cesare Maestri, negozio di abbigliamento sportivo e boutique che fu un polo di attrazione nella stazione turistica.

Il Trento Film Festival, di cui Maestri era socio onorario, ricorda le sue parole del 29 aprile 2019, quando ricevette la Genziana alla carriera della rassegna cinematografica: "L'alpinista più bravo è quello che diventa vecchio". Oggi il presidente Mauro Leveghi lo commemora così: “Cesare Maestri era un bravo alpinista, uno dei migliori della storia, ed è riuscito nella sua impresa, quella di invecchiare tra le sue montagne senza perdere la vita sopra di esse.