Nuova Delhi, 16 dicembre 2019 - S'infiamma la protesta in diverse città indiane contro la nuova legge sull'immigrazione ritenuta da molti contro i musulmani. Dopo cinque giorni di scontri sono già sei le vittime, soprattutto nel Nord-Est del Paese.
La legge, il Citizenship Amendment Bill, voluta dal premier induista, Narendra Modi, concede la cittadinanza ai migranti illegali provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan a patto che non siano musulmani. Oltre alle accuse di discriminazione contro l'Islam, il decreto ha sollevato dubbi sulla sua costituzionalità.
E la protesta è approdata nelle università indiane, comprese Hyderabad, Varanasi e la capitale Nuova Delhi, dove la dimostrazione è partita dalla prestigiosa Jamia Milia Islamia. Negli atenei duri scontri, con la polizia intervenuta lanciando lacrimogeni e fermando diversi studenti. Oggi la protesta è continuata proprio nella famosa università della capitale. Scontri tra agenti e manifestanti si sono registrati all'interno e intorno all'ateneo, uno dei più prestigiosi dell'India. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni e respinto la folla a colpi di bastonate, mentre i manifestanti avrebbero dato fuoco a quattro autobus e due veicoli della polizia. I media locali parlano di almeno di un centinaio di studenti e una decina di agenti rimasti feriti.
Ma la legge anti musulmani sta suscitando dubbi anche negli stati di confine, anche per il rischio di una grande ondata di migrazioni. I più preoccupati sono i musulmani che risiadono negli stati del nord est, Assam e Tripura, che temono l'arrivo di un grande numero di immigrati hindu, col rischio di cambiare la composizione etnica e religiosa del territorio.
Da parte sua il partito di governo nazionalista Bjp si è difeso dalle accuse di discriminazione sostenendo che la nuova legge è stata varata al contrario per proteggere chi fugge a persecuzioni religiose. Ma secondo l'opposizione è chiara la volontà del premier Narendra Modi di marginalizzare i musulmani nel Paese, violando così i principi laici su cui si fonda la costituzione indiana.
Il premier è intervenuto su Twitter per condannare le proteste: "Le proteste violente contro il Citizenship Amendment Act sono tristi e profondamente preoccupanti". Modi poi si rivolge ai manifestanti: "Il dibattito, le discussioni e il dissenso sono parte essenziali della democrazia ma mai i danni alla proprietà pubblica e l'interruzione della vita normale hanno fatto parte della nostra morale". Il primo ministro continua: "Quello che è immediatamente necessario è che lavoriamo insieme per lo sviluppo dell'India e il rafforzamento di ciascun indiano, specialmente se povero, oppresso e marginalizzato. Noi non possiamo permettere che gruppi di interesse ci dividano e provochino disturbi", ha concluso.