Venerdì 17 Maggio 2024

India, continua la protesta contro la legge di cittadinanza anti-musulmani

Già sei morti e centinaia di feriti nel nord-est per le proteste contro la legge che concede la cittadinanza ai migranti illegali provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, basta che non siano musulmani

Scontri in India per la legge sulla cittadinanza anti musulmani (Ansa)

Scontri in India per la legge sulla cittadinanza anti musulmani (Ansa)

Nuova Delhi, 16 dicembre 2019 - S'infiamma la protesta in diverse città indiane contro la nuova legge sull'immigrazione ritenuta da molti contro i musulmani. Dopo cinque giorni di scontri sono già sei le vittime, soprattutto nel Nord-Est del Paese.  

La legge, il Citizenship Amendment Bill, voluta dal premier induista, Narendra Modi, concede la cittadinanza ai migranti illegali provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan a patto che non siano musulmani. Oltre alle accuse di discriminazione contro l'Islam, il decreto ha sollevato dubbi sulla sua costituzionalità.

E la protesta è approdata nelle università indiane, comprese Hyderabad, Varanasi e la capitale Nuova Delhi, dove la dimostrazione è partita dalla prestigiosa Jamia Milia Islamia. Negli atenei duri scontri, con la polizia intervenuta lanciando lacrimogeni e fermando diversi studenti. Oggi la protesta è continuata proprio nella famosa università della capitale. Scontri tra agenti e manifestanti si sono registrati all'interno e intorno all'ateneo, uno dei più prestigiosi dell'India. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni e respinto la folla a colpi di bastonate, mentre i manifestanti avrebbero dato fuoco a quattro autobus e due veicoli della polizia. I media locali parlano di almeno di un centinaio di studenti e una decina di agenti rimasti feriti.

Ma la legge anti musulmani sta suscitando dubbi anche negli stati di confine, anche per il rischio di una grande ondata di migrazioni. I più preoccupati sono i musulmani che risiadono negli stati del nord est, Assam e Tripura, che temono l'arrivo di un grande numero di immigrati hindu, col rischio di cambiare la composizione etnica e religiosa del territorio. 

Da parte sua il partito di governo nazionalista Bjp si è difeso dalle accuse di discriminazione sostenendo che la nuova legge è stata varata al contrario per proteggere chi fugge a persecuzioni religiose. Ma secondo l'opposizione è chiara la volontà del premier Narendra Modi di marginalizzare i musulmani nel Paese, violando così i principi laici su cui si fonda la costituzione indiana.

Il premier è intervenuto su Twitter per condannare le proteste: "Le proteste violente contro il Citizenship Amendment Act sono tristi e profondamente preoccupanti". Modi poi si rivolge ai manifestanti: "Il dibattito, le discussioni e il dissenso sono parte essenziali della democrazia ma mai i danni alla proprietà pubblica e l'interruzione della vita normale hanno fatto parte della nostra morale". Il primo ministro continua:  "Quello che è immediatamente necessario è che lavoriamo insieme per lo sviluppo dell'India e il rafforzamento di ciascun indiano, specialmente se povero, oppresso e marginalizzato. Noi non possiamo permettere che gruppi di interesse ci dividano e provochino disturbi", ha concluso.