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Napoli, flash mob della mutanda per riaprire i negozi

Napoli, flash mob della mutanda per riaprire i negozi
Manifestazione domani alle 12 in via Filangieri.La presidente di Federmoda Campania,  Roberta Bacarelli: "Una protesta garbata per difendere i diritti del lavoro"
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Le femministe negli anni 70 bruciavano i reggiseni in piazza per rivendicare il diritto all’uguaglianza. I commercianti di Napoli nel 2021 mettono nelle loro vetrine le mutande per chiedere il diritto a Lavorare

L’onda social l’ha ribattezzato "flash mob della mutanda". Da alcuni giorni infatti, diversi negozi stanno esponendo alle vetrine capi di intimo la cui vendita è permessa anche in zona rossa. Ora Federmoda Confcommercio Napoli annuncia una manifestazione domani, sabato 10 aprile alle ore 12 in via Filangieri.

"Scendiamo in piazza e lo facciamo a nostro modo", spiega la presidente di Federmoda Campania,  Roberta Bacarelli, parlando di "una protesta garbata che faccia capire a chi di dovere che non siamo noi gli untori. Non capiamo perché in un negozio di intimo o di videogicohi si possa entrare senza rischi e in altri negozi no. Bisogna tutelare non una categoria merceologica, ma i luoghi comuni, per noi luoghi di lavoro, per i clienti luoghi in cui entrano per acquistare. Che siano mutande o pantaloni devono essere sicuri,  a prescindere”.

Ecco che molti negozianti napoletani hanno addirittura ampliato il codice Ateco, per vendere intimo e rimanere aperti. Una forma di resistenza passiva, ed educata, appunto, come dice Roberta Baccarelli.

Domani verrà formata una catena umana, insieme ci saranno negozianti e clienti. “Riispetteremo  anche le norme di distanziamento consentite, visto che tra una mano e un'altra ci sarà una catena di mutandine a segnare simbolicamente la distanza”.

Al “flash mob della mutanda” non parteciperanno solo i negozianti, ma anche i rappresentanti di settore, i dipendenti e “tantissimi clienti che hanno voluto esprimere la loro solidarietà partecipando e lottando con noi”, spiega la Baccarelli.

“Chiediamo semplicemente di tornare a lavorare, i sostegni sono stati ridicoli, un'elemosina, siamo nella imbarazzante situazione che non riusciamo più a pagare i fitti, le utenze. Non può essere una categoria merceologica a penalizzarci, Secondo lo Stato un indumento intimo, una scarpa ginnica o una felpa possono decidere se un negozio resta aperto o debba fallire. Non la sicurezza del luogo in cui viene venduto e l'osservanza delle norme anti Covid".

Carla della Corte, presidente di Confcommercio Campania, ricorda: "Cinque mesi di chiusure forzate hanno seriamente danneggiato le nostre attività e messo a rischio i posti di lavoro dei nostri dipendenti. Con questa protesta vogliamo che il Governo capisca che continuare a tenerci chiusi sarebbe un grande errore. Si rischia di far chiudere per sempre aziende che rappresentano una fetta importantissima del terziario".

Claudia Catapano, presidente di Chiaia District, aggiunge: "I quartieri, le vie dello shopping rischiano la desertificazione, siamo la luce delle città. Girare per le strade con i negozi chiusi è quasi da paura. E sono convinta che anche questo aspetto ha spinto molte clienti amiche a scendere in piazza, a sostenerci".

A Napoli in questi giorni, le proteste continuano a moltiplicarsi, dal mercato di Antignano che ieri ha aperto senza vendere, alle croci che hanno sfilato  mercoledì in paizza Plebiscito, ai negozi al Vomero che hanno esposto biancheria intima.

 Ma De Luca  non vuole sentire ragioni: "Prima di immunizzare tutti sarà difficile riaprire". E intanto la campagna vaccinale procede a fatica, tra dubbi e paure e la Campania per una settimana rimane ancora zona rossa.