Milano

Eni-Nigeria, i pm De Pasquale e Spadaro rinviati a giudizio a Brescia. Sono accusati di rifiuto di atti d'ufficio

Eni-Nigeria, i pm De Pasquale e Spadaro rinviati a giudizio a Brescia. Sono accusati di rifiuto di atti d'ufficio
Il dibattimento nei confronti dei due magistrati si aprirà il prossimo 16 maggio. I due pm milanesi del processo Eni-Nigeria secondo l'accusa non avevano messo a disposizione delle difese elementi a loro favorevoli come chat whatsapp e video acquisiti in un altro fascicolo
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Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro sono stati rinviati a giudizio a Brescia. Nei loro confronti l'accusa è di rifiuti di atti d'ufficio. A deciderlo è stato il gup bresciano Christian Colombo che ha annunciato il prossimo 16 maggio come data di apertura del dibattimento.

Secondo i pm Carlo Milanesi e Donato Greco della procura di Brescia che hanno coordinato le indagini, Spadaro e De Pasquale, titolari dell'inchiesta che aveva portato al processo Eni- Nigeria, non avrebbero depositato in dibattimento una serie di elementi di prova favorevoli agli imputati raccolti dal pm Paolo Storari che indagava su un fascicolo parallelo, quello del cosiddetto "Falso Complotto". Gli imputati del processo Eni-Nigeria furono poi tutti assolti.

 

I pm di Brescia nel loro intervento in aula hanno evidenziato come i due colleghi milanesi non avrebbero messo a disposizione "volontariamente" alle difese "elementi di prova" a loro favorevoli come chat Whatsapp e anche un video acquisiti nell'indagine sul Falso Complotto. In particolare viene contestato il mancato depositato delle vere chat del telefono di Vincenzo Armanna, dalle quali sarebbe emerso un suo rapporto patrimoniale di 50.000 dollari con il teste che doveva confermarne le accuse a Eni (il presunto 007 nigeriano "Victor"). L'accusa è anche quella di aver taciuto su altri scambi di messaggi che avrebbero potuto far comprendere il ruolo di depistatore di Armanna e così come il mancato deposito della videoregistrazione rubata di un incontro con l'avvocato Piero Amara nel quale Armanna, due giorni prima di presentarsi in procura con le prime accuse ai vertici Eni, si diceva pronto a volerli fare coprire da "una valanga di...".

Per l'avvocato Cristina Malavenda che difende De Pasquale e Spadaro non c'è stata "nessuna omissione o rifiuto, hanno operato nel pieno rispetto dei doveri d'ufficio".