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Massimo D'Alema pronto per il cabaret: "Vi spiego come si parla agli operai"

Gino Coala
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Ora che il Pd è sopravvissuto alle sue prime elezioni senza Matteo Renzi, puntuale è tornato in cattedra Massimo D'Alema con un secchio carico di consigli non richiesti per Nicola Zingaretti su come rilanciare il suo partito e, perché no, tutta la sinistra. L'ex premier, intervistato da Repubblica, ha riconosciuto la vittoria della "Destra" alle Europee, ma il risultato del Pd lo definisce solo "positivo". Leggi anche: Zingaretti, il vergonogoso elogio all'Urss: Pd e sinistra lo spacciano per democratico Ai dem manca ancora quel guizzo, che solo Baffino può portare. Per esempio D'Alema suggerisce di ripartire "dal mondo del lavoro. Non dico di cancellare con un tratto di penna il Jobs Act e tornare a prima. Consideriamo pure superato un modello di tutele che era legato al vecchio modello fordista. Lanciamo però un nuovo grande patto del lavoro: welfare, diritti, lotta alla precarietà". A questo punto, arriva il capolavoro di D'Alema, che si fa venire in mente l'idea del secolo: "Io anziché aprire il dibattito sul centro, mi piglierei uno dei pochi capi operai della sinistra, Maurizio Landini, e gli farei fare un seminario di una settimana per spiegare come si parla agli operai, il 50 per cento dei quali ha votato Lega". La nostalgia fa spesso brutti scherzi, D'Alema non fa eccezione: "Nel mio partito ideale - ha aggiunto Baffino - in campagna elettorale tutti i lunedì i candidati sarebbero mandati a fare i comizi davanti alle fabbriche". Qualcuno avvisi D'Alema però che le macchie di uova marce dai maglioncini di cachemire non sono semplici da mandar via.

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